Sta rapidamente passando di moda dell’automobile “di proprietà”, mentre in tutto il mondo i consumatori sono sempre più attente e iniziano a richiedere altre opzioni al di là di quelle “tradizionali”. Cresce inoltre con decisione l’interesse per i veicoli “self enabling”: quelli in grado di guidare in autonomia, che possono essere riparate senza l’intervento umano e che utilizzano i cognitive computing per assimilare i comportamenti del conducente, del veicolo e le caratteristiche dell’ambiente. I consumatori, inoltre, si aspettano di poter giocare un ruolo propositivo e interattivo nei confronti delle case automobilistiche, per poter fare presenti le proprie esigenze e collaborare nella creazione dei nuovi modelli.
E’ quanto emerge dallo studio “A New Relationship – People and Cars“, sviluppato dall’Ibm Institute for Business Value (Ibv) su un campione di oltre 16mila consumatori a livello globale, nata per capire come gli automobilisti si aspettino di utilizzare i veicoli nei prossimi dieci anni.
Secondo i risultati della ricerca l’auto personale continuerà a essere una modalità primaria di trasporto, la sua comodità rimane molto allettante per i consumatori. Tuttavia si sta facendo spazio un nuovo modo “di possedere un veicolo”: il 42% sta considerando modalità alternative come l’acquisto di un abbonamento, mentre un altro 24% è molto interessato alla multiproprietà del veicolo. Il 39% dei consumatori prenderebbe in considerazione il car-sharing e il 36% sceglierebbe l’opzione on-demand del car-sharing. “Per compensare queste nuove modalità nell’uso dei veicoli – emerge dallo studio – le case automobilistiche dovranno sviluppare nuovi modelli di proprietà in grado di soddisfare le aspettative dei consumatori e creare flussi di entrate alternativi”.
Mentre a livello globale il 67% degli intervistati ha convenuto che è ancora importante poter acquistare un veicolo presso una concessionaria, il 46% ha detto che sarebbe molto interessato ad acquistare direttamente da un produttore e il 38% acquisterebbe online attraverso un broker, se ce ne fosse l’opportunità. Lo studio raccomanda così alle case automobilistiche di lavorare per trasformare l’esperienza di acquisto e creare interazioni altamente personalizzate con i potenziali clienti attraverso l’uso degli analytics e della social media analysis.
La ricerca ha riscontrato un altro interesse dei consumatori nei confronti dei veicoli self-enabling, dotati di capacità analitiche e cognitive: a riscuotere il più alto grado di interesse (nel 59% del campione) le funzioni di diagnostica e le capacità di prevenzione di possibili problematiche, considerate prioritarie in 10 Paesi sui 16 presi in esame dalle rilevazioni.
“I veicoli di oggi si sono trasformati da semplici mezzi di trasporto in mobile data center con sensori e computer di bordo che catturano grandi volumi di informazioni relative al veicolo e all’ambiente in cui si trova – spiega Alexander Scheidt, global industry automotive leader Ibm Global Business Services – Le case automobilistiche di successo stanno riconoscendo l’importanza di sfruttare queste novità, offrendo quelle esperienze e servizi digitali che i consumatori desiderano”.
Lo studio conclude che la prossima fase nel settore automobilistico vedrà un rapporto molto più interattivo tra le case automobilistiche e i clienti: entrambi infatti hanno espresso una maggiore volontà di collaborazione fin dalle prime fasi della progettazione dei nuovi prodotti e servizi. ”La facilità con cui le idee possono essere generate e condivise in modo digitale e attraverso i social sta convincendo i consumatori ad assumere un ruolo più ampio nel ‘plasmare’ il veicolo del futuro e nel creare esperienze più personali e personalizzate di guida, estensione naturale della vita digitale di ciascuno di noi – conclude Scheidt – L’industria automobilistica trarrà notevoli benefici dalla possibilità di valutare gli interessi dei diversi gruppi di consumatori sui quali vuole puntare e dall’utilizzo dei giusti canali per coinvolgerli”.