L'ISTANZA

Avaya, di nuovo in crisi: scatta il Chapter 11, 780 milioni per risalire la china

Per la seconda volta in sei anni l’azienda si avvia verso un’importante ristrutturazione: via all’amministrazione controllata, il debito da 3,4 miliardi dovrà essere ridotto del 75%. Tre mesi per completare l’operazione. Il ceo Masarek guarda al futuro con fiducia: “Realizzeremo la nostra trasformazione”

Pubblicato il 15 Feb 2023

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Avaya è in crisi e ha avviato la procedura per l’amministrazione controllata (Chapter 11) ottendendo un finanziamento di 780 milioni di dollari per ristrutturarsi. Lo ha comunicato la stessa Avaya indicando che, al completamento del processo di ristrutturazione, ridurrà il debito complessivo di oltre il 75%, ovvero da circa 3,4 miliardi di dollari a circa 800 milioni. 

È la seconda volta in sei anni che Avaya ricorre al Chapter 11.

L’azienda parla ora di una “trasformazione” da cui uscirà rafforzata: “Rafforzare la struttura del capitale di Avaya è un passo fondamentale per realizzare pienamente la nostra trasformazione e siamo entusiasti di andare avanti come azienda ben capitalizzata con uno dei bilanci più forti del nostro settore che include denaro da investire nel nostro successo”, è la dichiarazione del ceo Alan Masarek a commento della procedura per il Chapter 11.

Avaya si aspetta che la ristrutturazione finanziaria sia completata entro 60-90 giorni.

I guai di Avaya

La nuova procedura non ha sorpreso gli analisti. Le difficoltà finanziarie di Avaya si legano alla trasformazione del business da legacy a cloud-based. A luglio l’azienda ha comunicato di aver registrato un crollo delle revenue del 20% durante il terzo trimestre 2022 della società, che si è concluso il 30 giugno 2022. A luglio ha tagliato la previsione sugli adjusted earnings del terzo trimestre del 60%, una cifra compresa fra i 50 milioni e i 55 milioni di dollari e ridotto la attese sul fatturato del 16%. Ad agosto ha mandato via il ceo Jim Chirico, alla guida dal 2018 e ha preso al suo posto Alan Masarek come presidente e ceo.

A settembre l’azienda aveva annunciato l’avvio di una ristrutturazione, incluso il taglio del personale, per ridurre i costi. A dicembre il Wall Street Journal aveva pubblicato alcune indiscrezioni secondo cui l’azienda non era più in grado di far fronte ai debiti.

Lo stesso management di Avaya aveva messo in guarda da un rischio delisting delle azioni dalla Borsa di New York perché il prezzo di chiusura medio del titolo ordinario era stato inferiore a 1 dollaro in un periodo consecutivo di 30 giorni di negoziazione.

Nei documenti depositati ora presso il tribunale federale del Texas che si occupa della procedura fallimentare Avaya inserisce il valore totale degli asset nella casella che indica “fra 1 miliardo e 10 miliardi di dollari” e i debiti sono di pari valore. Il numero di creditori si trova tra 25.001 e 50.000. Avaya ha detto di avere il sostegno di oltre il  90% dei creditori assicurati.  Tra i creditori non assicurati ci sono Verint Americas (22,93 milioni di dollari), Microsoft (9,01 milioni), Wistron Corp (8,9 milioni) e Shi International (7,71 milioni).

La nuova strategia

La ristrutturazione darà ad Avaya una maggiore flessibilità finanziaria per aumentare i suoi investimenti in prodotti, soluzioni e servizi di comunicazione per i clienti, tra cui la piattaforma Avaya Experience, la sua offerta di contact center basata su cloud, ha affermato l’azienda.

Dalla nuova iniezione di capitali Avaya “si aspetta di ricevere liquidità consistente” per sostenere il business in questa fase e anche oltre. La società ha assicurato che non ci saranno impatti su “clienti, partner strategici e di canale, fornitori, vendor o dipendenti”.

La strategia include un processo in più fasi di spostamento del portafoglio e dei clienti interamente nel cloud, sia esso privato, multitenant o ibrido. Includerà anche un “rilancio culturale” che consentirà ad Avaya di portare in azienda i talenti giusti per la nuova strategia.

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