Banche italiane e digitale? È una liaison che promette bene, ma all’orizzonte non mancano le nubi. E a frenare la corsa sarà soprattutto il conservatorismo. Questa, in sintesi, lla visione messa nero su bianco nel report “Tech disruption in retail banking: italian banks not adapting to the digital world quickly will be left behind” a firma di S&P Global Ratings. “La maggior parte delle banche italiane si sta adattando al mondo digitale, migliorando i propri processi interni, offrendo ai propri clienti soluzioni multicanale e collaborando con le fintech. Tuttavia l’adozione massiva dell’open banking potrebbe richiedere più tempo, visto il conservatorismo dei clienti nell’approcciare nuovi servizi finanziari e il forte attaccamento verso i fornitori di servizi finanziari tradizionali”, emerge dal report.
Se da un lato il rischio a breve termine è considerato piuttosto basso “visti i vantaggi delle banche in termini di relazione con i clienti”, dall’altro il rischio di disruption potrebbe essere elevato “in particolare per quelle entità che non riescono a stare al passo con l’innovazione e con il contesto competitivo in costante cambiamento”.
Secondo S&P Global Ratings la corsa alla tecnologia e la crescente concorrenza in Italia potrebbero alimentare cambiamenti strutturali nel settore bancario nazionale. Le banche tradizionali dovranno continuare a migliorare i loro processi interni, promuovere l’innovazione e concentrarsi maggiormente sui servizi a valore aggiunto. E alcuni prodotti bancari di base potrebbero diventare sempre più commercializzati. Ed è probabile che tutto ciò accada tra una crescita economica lenta, tassi di interesse costantemente bassi e una redditività fortemente limitata.
“Per questo motivo, prevediamo una crescente divergenza nel settore bancario italiano”, commenta Mirko Sanna, analista di S&P Global Rating. “A nostro avviso, le grandi banche con maggiori economie di scala hanno una forte capacità di investire nell’innovazione digitale e migliorare la loro efficienza diversificando il loro flusso di entrate. Allo stesso tempo, alcune entità più piccole con un modello di business agile e leggero potrebbero adattarsi rapidamente all’evoluzione delle preferenze dei consumatori, sfruttando le opportunità che offrono le attività bancarie o colmando le lacune in alcuni segmenti di mercato. Tuttavia, vediamo un certo numero di altre istituzioni, vale a dire le banche di dimensioni medio-piccole più deboli che si occupano ancora di problemi legati alla legacy, che saranno maggiormente esposte a questo rischio di interruzione perché potrebbero non avere la capacità di far fronte alle crescenti pressioni concorrenziali che la digitalizzazione porta inevitabilmente”.
Uno dei grandi ostacoli alla crescita è rappresentato dalla scarsa conoscenza e dall’uso del digitale da parte dei consumatori: i clienti italiani sono ancora in ritardo in termini di utilizzo dell’online banking rispetto alla maggior parte dei paesi dell’Europa occidentale, evidenzia il report. Ciò cambierà gradualmente – sostiene però la società di analisi – complici le offerte delle banche ai clienti per passare al digitale. L’open banking inoltre consentirà a un numero crescente di clienti di ottenere in tempo reale informazioni per confrontare prodotti e servizi e cambiare fornitore.