IL PIANO

Banda larga, Giacomelli: “In arrivo ok della Ue per le aree a fallimento di mercato”

Il sottosegretario alle Comunicazioni alla presentazione del rapporto I-Com: “Partiremo all’inizio del prossimo anno”. E sottolinea: “Se facessimo fare tutto al mercato avremo un Paese a due velocità”. All’evento presenti anche Antonio Nicita e Sergio Boccadutri. Per il commissario Agcom “convergenza reti-contenuti occasione d’oro per investimenti in Ngn”. Il deputato Pd: “Spingere sulla catch up tv”

Pubblicato il 11 Nov 2015

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“All’ultima consultazione hanno partecipato 30 operatori, molti di più rispetto ai sette del 2014. Ma se lasciassimo fare solo al mercato avremmo inevitabilmente un paese a due velocità perché gli investimenti privati sono concentrati nelle aree nere o grigie gia’ conosciute”. Lo ha detto, secondo quanto riporta una nota, Antonello Giacomelli, sottosegretario allo Sviluppo Economico, intervenuto al convegno di presentazione del nuovo Rapporto I-Com sulle Reti e Servizi di Nuova Generazione.

“Al Mise stiamo incontrando tutte le Regioni per coordinare gli interventi pubblici – ha proseguito – Finalmente il catasto nazionale delle reti infrastrutturali diventera’ realta’ e abbiamo firmato un Protocollo per la legalità e la sicurezza con tutte le aziende e i sindacati del settore. Sulla banda ultralarga il Paese mi sembra abbia voltato pagina”.

Giacomelli si è detto “molto contento del risultato della consultazione sulla banda ultralarga e mi piace dare atto agli operatori e in particolare a Telecom Italia che c’è stato un notevole incremento di investimenti privati in ordine all’infrastrutturazione del Paese”.

“La questione che leggiamo dai giornali su Telecom riguarda altre cose, la Borsa – ha osservato poi Giacomelli, riferendosi all’arrivo di un nuovo socio francese, Xavier Niel, nell’azionariato del gruppo di tlc – Nel concreto, al management di Telecom, dopo una fase iniziale di scambio molto franco, mi piace dare atto che ha contribuito all’accelerazione degli investimenti nei cluster A e B, cioè nelle aree a mercato. Sono ben lieto perché un’azienda deve fare investimenti perché remunerativi nelle aree di mercato. In passato le lamentele ci sono state perché non c’erano” gli investimenti.

Secondo il sottosegretario l’incremento degli investimenti da parte degli operatori nelle aree A e B vuol dire che “il Governo aveva visto giusto nel destinare le risorse, pari a 4 miliardi, nelle aree a fallimento di mercato”.

Il sottosegretario ha poi annunciato che “rapidamente avremo dall’Unione europea il via libera per i cluster C e D”, a fallimento di mercato, e “saremo in grado di partire all’inizio del prossimo anno secondo modelli accettati dall’Europa. Rimane l’impegno di varare strumenti come credito di imposta e voucher” ma su questo “il Cipe prevede già delle risorse. Sono convinto che i primi passi vanno nella direzione giusta”.

Secondo I-Com la strada da fare per mettersi alla pari con gli altri Paesi più avanzati nella penetrazione della banda larga è ancora lunga, ma l’Italia sembra ormai aver ingranato la marcia giusta, che la sta portando a recuperare terreno. Rispetto allo scorso anno però l’Italia registra una variazione positiva del 14% del punteggio Ibi complessivo, crescendo quindi di più della media europea, che avanza del 5%, e collocando il Paese nella lista dei “fast mover”, quelli cioè che stanno avanzando più velocemente essendo partiti da una posizione di ritardo.

Il recupero in atto può essere motivato soprattutto con l’offerta, che è cresciuta grazie agli investimenti degli operatori del 18% rispetto all’anno precedente. A concorrere a questo risultato il fatto che gli operatori stiano mettendo in campo risorse per favorire lo sviluppo delle infrastrutture digitali, e che il Governo abbia definito la strategia, dal lato della domanda e dell’offerta, e stia cominciando a convogliare risorse ingenti, a partire dalle aree a fallimento di mercato, mentre Agcom sta definendo le regole di accesso a garanzia della necessaria parità tra gli operatori.

All’evento è intervenuto anche Francesco Nonno, responsabile per i rapporti con le authority nazionali di Telecom Italia. “Gli operatori privati hanno anche dimostrato che oltre a investire nelle infrastrutture stanno contribuendo a innovare significativamente anche l’assetto concorrenziale del settore audiovisivo, permettendo ai propri clienti di accedere sempre più facilmente a tutti i contenuti media disponibili sul mercato”, ha commentato.

Presente anche Sergio Boccadutri, deputato Pd in Commissione Bilancio. “La banda ultralarga, che verrà implementata in Italia attraverso il piano del governo, è una leva essenziale dello sviluppo dei servizi – ha detto – Il regolatore e il legislatore devono accompagnare la transizione completa verso il digitale, che porterà alla convergenza dei diversi media, a partire dal settore delle trasmissioni tv, garantendo tutela degli utenti e rispetto delle regole di concorrenza. In particolare, grazie al recente accoglimento di un mio ordine del giorno è stata messa nelle mani del Governo la possibilità per la Rai di essere attiva anche attraverso un’offerta di contenuti veicolata tramite internet. Non solo le trasmissioni live ma soprattuto la catch up può far diventare la TV la application killer per la diffusione degli abbonamenti di banda ultra larga”.

Per Antonio Nicita, commissario Agcom, “la convergenza tra reti e contenuti costituisce una irrinunciabile occasione per il decollo degli investimenti in banda ultra larga in Italia, l’innovazione dei modelli di business, l’ampliamento e la semplificazione delle scelte del consumatore. Le authorities continueranno a vigilare per prevenire nuove posizioni dominanti attraverso esclusive ingiustificate sui contenuti o ingiustificati ostacoli all’interoperabilità degli standard per la loro fruizione”.

E nella sfida della convergenza scende in campo anche il ministero dei Beni Culturali. “La Direzione Generale Cinema del Mibact, in collaborazione con il Ministero dello Sviluppo Economico e le principali Associazioni di Categoria, da circa un anno sta lavorando ad una riforma di sistema che punti ad accrescere le risorse a sostegno dell’intera filiera cinematografica e audiovisiva – ha sottolineato Nicola Borrelli, direttore generale per il Cinema Mibact I nostri sforzi sono rivolti ad una modernizzazione del quadro normativo in linea con il nuovo ecosistema digitale, ad un rafforzamento della competitività delle nostre imprese sui mercati internazionali anche attraverso un impiego più flessibile della leva fiscale – che dal prossimo anno potrà contare su maggiore risorse (140 milioni di euro) – nonchè meccanismi più efficienti di valorizzazione dei diritti.

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