In base allo Scoreboard 2015 (Desi 2015), l’Italia è al 25° posto tra i 28 Stati Ue, quanto a infrastrutture e servizi digitali. Questo ritardo è il fattore principale della stagnazione e della bassa produttività che caratterizzano i nostri ultimi 15 anni. Sulle sue cause si confrontano due opinioni. Per la prima, la causa è la scarsa domanda di servizi e contenuti digitali da parte di imprese, famiglie e PP AA. Per la seconda, è l’insufficienza della offerta. La prima opinione è fondata.
Quanto ai rapporti con la PA la risposta sta nella digitalizzazione, fino al completo switch-off dal cartaceo al digitale, di tutte le prestazioni e servizi gestibili in formato digitale. È l’obiettivo dell’Agenda Digitale del Governo: un buon piano, che richiede però una forte regia a livello tecnico, ma anche politico, e le risorse necessarie. Per il resto, il problema è di offerta: non si può infatti pensare che le famiglie e le imprese italiane siano geneticamente meno interessate alle tecnologie digitali di quelle del resto d’Europa. Di qui il Piano Bul del Governo: che mira a incentivare, con fondi europei, gli investimenti per dotare il Paese di una rete di infrastrutturedi Tlc future proof, capaci di portare la fibra nelle case e negli uffici dell’85% degli italiani. Un obiettivo troppo ambizioso? Nel momento in cui le CableTV stanno per passare al Docsis 3.1 (che porterà nellecase 10 Gbs), è evidente che la disputa sui30/100 Mbs (simmetrici?) riguarda il passato, non il futuro.