Partenza a singhiozzo per il piano banda ultralarga del governo. Come evidenzia Il Sole 24 Ore dei 6,2 miliardi previsti, infatti, 2 sono già disponibili e 4 vanno resi tali sono dopo un nuovo accordo Stato-Regioni; a questo, ricorda il quotidiano, va aggiunto il fatto che il decreto attuativo sul credito di imposta è bloccato perché senza copertura così come è al palo quello sull semplificazioni sugli scavi. Intanto la Ue ha chiesto a Palazzo Chigi un documento con chiarimenti sugli incentivi.
Entrando nel dettaglio, due miliardi di fondi strutturali gestiti dalle Regioni (Fesr e Feasr) sono già disponibili mentre i 4,2 miliardi, a valere sul Fondo sviluppo e coesione di origine nazionale, saranno disponibilisolo dal 2017 e hanno oltretutto un vincolo di localizzazione geografica a favore delle Regioni meridionali per l’80%.
In pratica, per ripartire in modo più equilibrato le risorse, non trascurando proprio quelle regioni del Centro-Nord dove la domanda di banda ultralarga potrebbe essere più alta, “servirà un nuovo accordo con le Regioni”, ha spiegato ieri il vicesegretario di Palzzo Cgihi, Raffaele Tiscar.
C’è poi una valutazione più complessiva da fare con Bruxelles. La Dg Concorrenza ha chiesto al governo un documento molto più dettagliato su tutti gli incentivi per il settore (già vigenti o in programma) comprese eventuali notifiche formali laddove non ancora fatto. “Un documento che – ha detto Tiscar – illustrerà tempi e modalità di spesa dei fondi e dovrebbe essere pronto entro aprile. Intanto – aggiunge – siamo già a buon punto su un decreto legge che introdurrà il Fondo di garanzia per gli investimenti degli operatori oltre ad alcuni interventi di semplificazione”.
Sul provvedimento fermo al ministero dell’Economia Tiscar ha ricordato che il credito di imposta (previsto dal Dl Sblocca Italia) “era stato ipotizzato, come sperimentale per il 2015, ma ha sollevato perplessità da parte del Mef”. Inoltre il meccanismo è apparso farraginoso perché la disponibilità di cassa delle risorse, a valere proprio sul Fondo sviluppo e coesione, parte dal 2017. I rilievi mossi dal ministero dell’Economia riguardano due aspetti: la copertura e il limite di defiscalizzazione annuale che l’Economia vorrebbe inserire.