IL REPORT I-COM

Banda ultralarga e digitale, “Don’t stop IT now”: le sfide per il 2023

In un paper di oltre 200 pagine le cose fatte e da fare nella roadmap nazionale ed europea. Dalle reti fisse e mobili alla sovranità tecnologica passando per il cloud nella PA fino al complesso dossier competenze

Pubblicato il 25 Ott 2022

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Dallo sviluppo della banda ultralarga fissa e mobile alla digitalizzazione della pubblica amministrazione, dalla questione della sovranità tecnologica alla sfida delle competenze passando dai nuovi regolamenti europei – Digital and Markets Act, Chips Act, Data Act, Nis 2 per citare i principali – e, ca va sans dire, dal Pnrr. In un paper di oltre 200 pagine I-com fa il punto sullo stato dell’arte, una fotografia dell’anno che sta per concludersi, e apre a una serie di riflessioni sul futuro che ci attende.

Il Rapporto dell’Osservatorio Reti e Servizi di nuova generazione- titolo “Don’t stop IT (per Information Technology, ndr) now” sottotitolo “Le politiche per muovere la trasformazione digitale dell’Italia tra bussola Ue e Pnrr” (SCARICA QUI IL REPORT) è un dossier dettagliato da servire al tavolo del Governo Meloni. “Ora si tratta non solo di non arrestare il trend di sviluppo e innovazione ma anzi di renderlo strutturale, ove si consideri che la partita della geopolitica tecnologica appare sempre più centrale. In una competizione globale particolarmente agguerrita, l’Unione Europea sta correndo il serio rischio di rimanere indietro rispetto alle altre grandi economie mondiali sia dal punto di vista dello sviluppo tecnologico, sia da quello della competitività industriale”, si legge nel capitolo dedicato agli spunti di policy in cui si evidenzia che “cruciale è il ruolo delle reti tlc e delle competenze così come della capacità di innovazione lungo l’intera filiera delle singole tecnologie, dai laboratori di ricerca ai negozi (fisici o digitali)”.

Grandi imprese vs pmi, Nord vs Sud: i due gap dell’Europa

Due i gap significativi sul cammino dell’Europa: tra grandi imprese e pmi e tra Nord e Sud del continente. “Rispetto al primo divario, molte pmi sono ancora oggi tagliate fuori dalle opportunità offerte dal digitale o non sono in grado di sfruttarle appieno. Si presenta un tema di competenze interne che non è facilmente risolvibile, nel caso delle aziende più piccole, neppure attraverso un’esternalizzazione. Per beneficiare appieno delle nuove tecnologie, sono richieste infatti skill sempre più specialistiche, ad esempio di data analysis, per le quali anche qualora si possa ovviare alla parte strumentale di raccolta, analisi ed elaborazione dei risultati c’è comunque bisogno all’interno dell’azienda di chi sia in grado di capire la strategicità delle varie fasi e di indirizzarle nella maniera corretta”. E venendo al secondo divario “nei paesi nordici i cittadini presentano un’elevata competenza digitale, le imprese sono dotate di un’ampia e diversificata gamma di tecnologie avanzate, e sia i cittadini che le imprese usufruiscono in modo esteso dei servizi digitali offerti dalla pubblica amministrazione. Nei paesi dell’Europa del Sud e del Sud-Est meridionali accade l’opposto”.

Il cammino dell’Italia digitale

Stringendo i riflettori sull’Italia  – all’ottavo posto in Europa quanto a domanda e offerta di connettività –  “il notevole progresso avvenuto negli ultimi anni, specialmente rispetto alla copertura di rete di ultima generazione, contribuisce a piazzare il paese tra i fast mover della digitalizzazione europea. Infatti, l’Italia ha dato prova di una reattività senza eguali in Europa rispetto alla copertura 5G. Un aspetto da investigare è che la copertura non-standalone abbia performance sostanzialmente equivalenti alla copertura standalone. Da questa constatazione dipenderanno le considerazioni in merito all’adeguatezza della copertura di rete del paese. In generale, la dinamica di offerta di connettività in Italia procede nella direzione giusta”.

Il ruolo della tecnologia Fwa

Secondo I-Com la cooperazione tra pubblico e privato “resta la via maestra per colmare il divario di copertura di rete Vhcn e Fttp con gli altri paesi europei. “Considerate le tempistiche sfidanti poste dal Pnrr, gli enormi incrementi dei costi infrastrutturali e operativi a seguito dell’incremento dei prezzi delle materie prime e dell’energia e le carenze in termini di forza lavoro, sarà importante non sottovalutare il ruolo del Fixed Wireless Access (Fwa), capace di garantire un buon connubio di performance, efficienza e tempistiche di realizzazione e di agevolare il raggiungimento degli obiettivi fissati.

Le stime sulla banda ultralarga al 2026

Al 2026 l’Italia sarà connessa per il 100% del territorio. A livello regionale, considerando i soli investimenti degli operatori privati (che copriranno il 49,7% del totale), la Puglia risulterà essere la prima regione per copertura con connettività ad almeno 300 Mbps (68,9%), seguita dalla Sicilia (62,2%) e dal Friuli-Venezia Giulia (57,3%). Le regioni con la quota più bassa saranno, invece, la Valle d’Aosta (13,1%) e il Molise (16,2%). Sono i dati messi nero su bianco nel report e raccolti da Infratel. Al 2026, quindi, la copertura di rete con intervento pubblico rappresenterà il 50,3% del territorio nazionale. Il Piano Aree Bianche (rinominato Piano Bul), che interviene sulle aree a fallimento di mercato, riguarderà il 29,4% del Paese, con il Molise in testa per maggior percentuale di civici, seguito dalla Valle d’Aosta (70,4%) e dal Piemonte (50,2%). Il Piano Italia 1 Giga, invece, comprenderà il 20,9% dei civici, con in vetta per maggior beneficio la Sardegna (52,3% dei civici totali) seguita dalla Calabria (42,8%) e dall’Abruzzo (37,3%).

Il 5G al 2026: copertura del 94,6% del territorio

Per quanto riguarda la copertura 5G, nel 2026 si arriverà con i soli investimenti dichiarati dalle aziende Tlc al 94,6% dell’intero territorio italiano. Di nuovo, sarà la Puglia la prima regione per copertura con una percentuale del 99,1%, seguita dalla Basilicata e dal Molise. A livello provinciale, invece, primeggia la Lombardia con Monza e Brianza, Milano e Lodi. Agli ultimi posti si posizionano la Valle d’Aosta, il Friuli-Venezia Giulia e il Trentino, con una percentuale inferiore al 90%.

Dalle politiche dello spettro alle semplificazioni

A ciò si collega la” necessità di adottare politiche di gestione dello spettro attente alle dinamiche competitive ed ispirate ad una logica di garanzia di un uso efficace ed efficiente delle risorse frequenziali nonché atte a garantire un’adeguata dotazione delle stesse per tutti gli operatori mobili infrastrutturati. Inoltre, evidenzia I-Com “lo sviluppo adeguato dell’offerta passa attraverso un processo di semplificazione dei procedimenti autorizzativi che, nonostante gli interventi normativi degli ultimi anni, deve ancora tradursi in un effettivo snellimento, in particolare a livello locale”.

La domanda di connettività

Riguardo alla domanda di connettività, “è essenziale mettere in atto piani ambiziosi di educazione digitale della popolazione. Questi possono passare attraverso la formazione continua della forza lavoro, la proposta di un’offerta educativa universitaria o tecnica più orientata al digitale o attraverso attività di formazione svolte già durante le scuole dell’obbligo”. Il tutto “senza dimenticare che la combinazione di sviluppo infrastrutturale e competenze digitali può essere un volano per l’uptake dei pagamenti digitali e di servizi bancari, finanziari e altri servizi essenziali sempre più innovativi e personalizzati (basati sui dati, sulla customizzazione)”.

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