L'ANALISI

Banda ultralarga e PA digitale, Ocse: “Troppe lacune, l’Italia acceleri”

Sono le raccomandazioni contenute nel rapporto Going for Growth: “Serve una spinta per diffondere le reti di ultima generazione e garantire l’interoperabilità dei dati pubblici”. E bisogna affrontare seriamente la questione della carenza di competenze

Pubblicato il 03 Ott 2023

Ocse Italia digitale

Lacune nell’alfabetizzazione digitale, nella diffusione della banda ultralarga e nell’uso dei servizi digitali. Questo il quadro del nostro Paese dipinto dall’Ocse nel rapporto “Obiettivo crescita” (Going for Growth). La scheda sull’Italia evidenzia le aree più deboli della nostra trasformazione digitale, incluso un limitato scambio di dati tra enti pubblici, il che danneggia, si legge nel report, “la capacità di monitorare e valutare il settore della PA“.

L’Ocse raccomanda di imprimere una rapida accelerazione alla diffusione della banda larga – incluso il 5G – “semplificando le procedure di autorizzazione delle infrastrutture e indicando come strategiche le infrastrutture di trasmissione ultra veloci”.

L’Ocse: Italia indietro su banda ultralarga e PA digitale

Sulle reti di ultima generazione, l’organizzazione parigina è chiara: nonostante il fatto che proprio l’ampliamento dell’infrastruttura di trasmissione dati sia oggetto di interrogativi e polemiche dal punto di vista della sicurezza per la salute, l’Italia deve “standardizzare e semplificare i processi a livello di domande e approvazione”, anche guardando il ruolo delle Pmi.

Nel frattempo bisogna proseguire la digitalizzazione della Pubblica amministrazione, consentire lo scambio di dati, e promuovere ulteriormente l’utilizzo di servizi digitali pubblici.

A livello di alfabetizzazione digitale, l’Ocse misura gli abbonamenti domestici alla banda larga: sono presenti nell’88,5% delle famiglie contro il 98,5% dei 5 Paesi Ocse più avanzati digitalmente, ma superiori comunque alla media Ocse (88,2%). Siamo sotto per quota di imprese con un sito web: da noi è il 74,8% contro la media Ocse del 78,1%; i top performer sono al 92,6%.

Indietro anche nella transizione green

Secondo l’Ocse l’Italia resta indietro anche su altri fronti. La transizione climatica è altrettanto importante della transizione tecnologica (e spesso ad essa correlata) ,ma l’Italia ha prestazioni inferiori ai Paesi più avanzati in termini di riduzione delle emissioni, impiego delle fonti rinnovabili, diffusione di ricerca e sviluppo e quota di Pil dedicata ai temi green. E intanto “l’inquinamento, in particolare al Nord, è elevato”, afferma lo studio.

Anche in questo caso le raccomandazioni includono la semplificazione delle procedure di autorizzazione per i progetti sulle energie rinnovabili, l’incoraggiamento di tecnologie a basse emissioni di CO2, aumentando la ricerca pubblica e gli incentivi agli investimenti privati, la promozione della mobilità elettrica tramite una più capillare la diffusione delle stazioni di ricarica e lo stop ai sussidi per l’acquisto di auto con motore a combustione.

L’Ocse chiede inoltre di adottare e attuare il piano nazionale per l’adattamento al cambiamento climatico per proteggere le comunità esposte a disastri naturali.

Produttività e concorrenza: servono riforme economiche  

Sulle politiche di mercato, l’Ocse segnala che nel nostro Paese vigono “leggi obsolete che compromettono la concorrenza in alcuni settori, un’economia informale pervasiva e disincentivi per le microimprese a crescere”, che “ostacolano l’aumento della produttività. Sono necessarie riforme per sbloccare il potenziale dell’economia”.

Note dolenti anche sul mercato del lavoro, dove “I tassi di partecipazione e occupazione dell’Italia rimangono bassi rispetto ai pari dell’Ocse, in particolare nel Sud del paese e tra le donne.

Le raccomandazioni sono di “promuovere la concorrenza, in particolare nei servizi, garantendo la piena e rapida attuazione della riforma della concorrenza approvata nel 2022; ridurre il cuneo dell’imposta sul lavoro spostando la tassazione dal lavoro ai beni immobili; aumentare l’occupazione e la competitività delle regioni in ritardo consentendo di negoziare i salari a livello regionale piuttosto che nazionale; inasprire i requisiti per il pensionamento anticipato per aumentare la partecipazione alla forza lavoro e migliorare la sostenibilità finanziaria del sistema pensionistico; ridurre le aliquote fiscali marginali del second-earner e aumentare la fornitura pubblica di assistenza all’infanzia per promuovere la partecipazione delle donne al mercato del lavoro”.

L’Ocse sottolinea anche che l’Italia deve adottare politiche attive del lavoro più efficaci, raccomandando di “promuovere la partecipazione al mercato del lavoro tra i beneficiari delle prestazioni sociali, compreso il reddito di cittadinanza, rendendo più graduale il ritiro di questo sussidio”.

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