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Banda ultralarga in Veneto, a ottobre il via ai cantieri

Lo ha detto il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli nel corso di un convegno sulla banda ultralarga promosso dall’Ordine degli Ingegneri di Verona

Pubblicato il 18 Mag 2016

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I finanziamenti ci sono. E, ora, sul piano nazionale per la banda ultralarga nelle aree a fallimento di mercato sono certi anche i tempi, le priorità e le modalità di intervento. A chiarirli il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli, intervenuto al convegno “Fibra Ottica: finanziamenti per il futuro del Veneto. Lo sviluppo corre con la cultura digitale”, promosso dall’Ordine degli Ingegneri di Verona e Provincia su iniziativa del Gruppo di lavoro sulla Fibra Ottica. Un gruppo di lavoro nato all’interno dell’Ordine proprio per informare e stimolare le amministrazioni locali e il tessuto imprenditoriale sull’importanza della fibra ottica per il futuro del territorio.

“L’obiettivo del Governo è la copertura entro il 2020 di tutti i 7.300 comuni italiani a fallimento di mercato – ha spiegato il sottosegretario Giacomelli –: 20 milioni i destinatari della connessione ultraveloce che dovrà essere di almeno 30 Mbps per il 100% della popolazione e di 100 Mbps per il 50%”.

Le priorità sulle aree di intervento per il Veneto saranno poi dettate dalla Regione sulla base dello sviluppo economico dell’area e dell’incidenza di popolazione. “Ma certamente entro il 2020 anche le zone isolate, ad esempio, della Lessinia, della Valpolicella o della Bassa veronese dovranno essere coperte rispettando gli obiettivi europei. Entro l’estate sono in agenda gli accordi con le altre Regioni; nel frattempo fra una decina di giorni, appena ricevute le ultime autorizzazioni, si darà avvio ai bandi che sbloccano gli investimenti per le prime sei regioni che hanno firmato l’accordo, quindi a ottobre il via ai cantieri”.

Il Veneto è una delle sei regioni – insieme a Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Abruzzo e Molise – che hanno già firmato, a metà aprile, il patto Stato-Regione per l’apertura delle gare che lanceranno gli investimenti per la banda ultra larga nelle aree bianche, quelle dove gli operatori di telecomunicazione non investono perché poco abitate o “antieconomiche”: aree a fallimento di mercato che dovranno essere infrastrutturate dalla Pubblica amministrazione (che ne rimarrà la proprietaria) mentre la gestione passerà a operatori neutrali così da garantire condizioni uguali per tutti. In modo tale che chiunque vi acceda sia poi in grado di competere sui servizi.

Sarà poi Infratel, società pubblica del Ministero dello sviluppo economico, a garantire una infrastruttura strategica pubblica di Stato e Regioni. Infratel agirà a «intervento diretto», cioè aprirà a sua volta una call ad hoc sul territorio per individuare aziende ed operatori in grado intervenire con migliorie al progetto. E dove non ce ne fossero interverrà direttamente a realizzare le opere necessarie a collegare le aree meno servite.

I soldi ci sono – ha rimarcato Giacomelli – dei 2,2 milioni di euro destinati alla connessione per le aree a fallimento di mercato, ne impieghiamo 1,6 milioni utilizzando i fondi europei messi in campo dalle Regioni. Con i 600 milioni “risparmiati” garantiamo l’intervento di backhauling, garantiamo cioè l’effettiva connessione e accensione della fibra che realizziamo esattamente fino al punto di connessione con quella preesistente, senza necessità di un ulteriore intervento”. Al Veneto sono destinati 400 milioni di euro, di cui 315 dallo Stato, 85 milioni della Regione attraverso i fondi europei»

Attivo dunque il Piano nazionale, stanziati i finanziamenti, recepite e vigenti le norme europee che prevedono per tutti i nuovi edifici l’obbligo della predisposizione alla connessione per l’accesso alla banda ultralarga; così come l’intervento di connessione è stato inserito negli oneri di urbanizzazione primaria, con l’abolizione degli oneri straordinari che erano contemplati fino ad oggi.

Si guarda inoltre in maniera strategica anche alle modalità che più velocemente e a costi minori possano aiutare a creare l’infrastruttura in modo sistematico e diffuso: sfruttare ad esempio il possibile intervento di Enel per sostituire i contatori dell’energia elettrica con quelli digitali oggi obbligatori, ma anche – su modello spagnolo – la posa aerea della Fibra soprattutto nelle aree rurali.

“Con questo primo convegno sulla banda larga l’Ordine degli ingegneri di Verona e Provincia, con le competenze multidisciplinari dei propri professionisti – ha sottolineato il presidente Luca Scappini – ha inteso porsi l’obiettivo di spiegare in modo semplice a imprese, cittadini e PA le ragioni per cui la diffusione della banda ultralarga non è più rinviabile e, soprattutto, individuare le modalità, le strategie e i progetti convidisibili da mettere in campo per vincere questa scommessa».

Occorre infatti lavorare sulla diffusione di una cultura digitale dal momento che per accesso a internet l’Italia è sotto la media europea di oltre il 40% nella connessione a più di 30 Mbps, in ritardo di almeno 3 anni (Fonte: AgID). Dal Rapporto Unioncamere 2015, inoltre, emerge che per il 40% degli imprenditori Internet non sia di utilità alla propria impresa. Mentre invece è dimostrato come un investimento sul web porterebbe in un anno alla singola impresa un incremento di produttività del 10%, senza calcolare il valore aggiunto che si avrebbe in tema di aumento dell’occupazione giovanile.

“Siamo convinti che lavoro, cultura e benessere passano attraverso il sottile filo di vetro della fibra ottica. Cogliere l’opportunità di questi investimenti per i territori – ha sottolineato Alessandro Bissoli, consigliere dell’Ordine e referente del Gruppo di Lavoro sulla Fibra Ottica – e garantire infrastrutture di rete a banda ultralarga alle imprese significa permettere alle aziende esistenti di migliorare da un lato la propria competitività e dall’altro assicurare la capacità di attirare investimenti di nuove realtà imprenditoriali; vuol dire inoltre permettere a cittadini e pubbliche amministrazioni l’accesso a servizi digitali avanzati”.

“Occorre sottolineare la scelta di perseguire una politica nazionale dell’infrastruttura – ha precisato Gian Pietro Dal Moro – così da superare particolarismi e campanilismi che avrebbero potuto affossarne la strategia innovativa. Si è voluto colmare un ritardo consistente, attraverso un ampio lavoro di mappatura dettagliata del Paese e la costruzione di un patrimonio prezioso di dati su cui si aprirà la competizione degli operatori».

(Foto di Marco Toninelli)

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