Niente banda ultralarga nella legge di stabilità. Stando a quanto risulta a CorCom le norme per voucher e il credito di imposta per gli operatori che investono non sono nella manovra. In un’intervista rilasciata al nostro giornale, il sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, aveva detto che per i voucher “serve una norma primaria per poterli introdurre: non so se sarà la legge di stabilità, la possibilità tecnica esiste, vedremo. Però abbiamo sempre detto che i voucher sono pensati per spingere le famiglie all’upgrade da 30 a 100 Mbps, quindi non ha senso finanziarli prima che esistano le reti adatte. Ma certo la questione dell’attivazione dei servizi è fondamentale”.
Il governo comunque va avanti sul piano Bul accelerando sui bandi. Come si legge nel testo della delibera del Cipe che sblocca i 2,2 miliardi per le reti Ngn a valere sui fondi sviluppo e coesione, saranno indette da Infratel le gare per la realizzazione di reti nelle aree a fallimento di mercato. Il testo prevede, fra l’altro – sempre sul fronte infrastrutture realizzate con modello diretto – di dare spazio agli operatori medio-piccoli che potranno pagare la fibra attraverso un modello pay per use. Ulteriori risorse, per un ammontare di 1,3 miliardo di euro, potranno essere oggetto di successiva delibera Cipe a valere sul Fondo Sviluppo e Coesione e altri 1,4 miliardi potranno essere conferiti al Piano con successivi provvedimenti normativi, per un volume complessivo di risorse pari a 4,9 miliardi.
L’obiettivo del piano è quello di avere, entro il 2020, la sottoscrizione da parte di almeno il 50% della popolazione di servizi a più di 100 Mbps (velocità di trasmissione dati), con una copertura fino all’85% del territorio e di portare il 100% della popolazione ad almeno 30 Mbps.
La delibera Cipe scrive che i fondi saranno utilizzabili solo nelle aree a fallimento di mercato, pari al 35 per cento della popolazione (cluster C e D del piano) e che seguirà uno stanziamento di 1,3 miliardi di euro per fare bandi le aree “nere” e 1,4 miliardi di euro di voucher a incentivo della domanda. Si useranno insomma da subito i soldi nelle aree e per gli strumenti (bandi di gara) su cui non ci saranno obiezioni dall’Europa.
Il governo è al lavoro anche per il pacchetto sviluppo, vincolato però all’ottenimento della clausola di flessibilità chiesta dal governo alla Ue. Il ministro Federica Guidi punta a rafforzare il credito di imposta per gli investimenti in R&S (200 milioni) e a finanziare con 60 milioni il Piano made in Italy. Per i voucher e la digitalizzazione delle Pmi ci sarebbero 70 milioni così come per i mutui a tasso zero destinati alle startup.