Anche nell’industria della fibra ottica esiste un gender gap da colmare. Lo ha concluso un sondaggio realizzato dal Women in fibre committee per conto dell’Ftth Council Europe. Il gender Diversity Survey, condotto lo scorso settembre su un campione di 280 persone rappresentative di entrambi i sessi, fa emergere un quadro nel complesso positivo ma ancora lontano dalle pari opportunità per chi lavora nell’industria delle comunicazioni in fibra. Essere donna vuol dire ancora avere maggiori ostacoli alla carriera. In particolare, gli uomini prevalgono nei vertici decisionali.
“Nell’industria europea della fibra per ogni 100 figure senior tra dirigenti, executive e esperti, ci sono 12 donne che mancano all’appello”, afferma Eric Festraets, presidente dell’Ftth Council Europe.
Infatti, è solo il 60% delle donne a condividere l’affermazione che nell’industria della fibra ci sono le stesse opportunità di carriera, contro l’80% degli uomini. Questa disparità si riflette nel fatto che, andando avanti nella carriera, le donne abbondano nei livelli bassi del management, mentre gli uomini arrivano alle posizioni apicali.
Il primo ostacolo è il pregiudizio
Il sondaggio del Women in Fibre Committee ha indagato diversi aspetti della diversity nell’industria della fibra. Sotto i riflettori ci sono anche le iniziative di Diversity & inclusion e la loro efficacia; l’impatto del Covid-19 sul lavoro; e l’eventuale efficacia delle formule di lavoro flessibile nel consentire un miglior equilibrio tra vita privata e vita professionale.
La maggior parte degli intervistati afferma di avere sufficiente flessibilità al lavoro per mantenere un equilibrio con la vita privata e che le modifiche al modo di lavorare introdotte durante la pandemia hanno migliorato le loro vite lavorative.
Ma la maggior parte degli uomini afferma di non incontrare barriere al loro avanzamento di carriera, mentre le donne trovano più spesso un ostacolo nei pregiudizi. E, sottolinea lo studio, alcuni uomini negano che esistano tali barriere e pregiudizi.
G20, digitale leva di empowerment
“Abbiamo l’opportunità, e credo anche la responsabilità, di cimentarci in uno sforzo congiunto per la creazione di un’agenda per la parità di genere a livello globale, che veda la convergenza di attori istituzionali pubblici, del settore privato e della società civile su obiettivi misurabili”. Lo dice la ministra delle pari opportunità Elena Bonetti intervenendo all’apertura della Conferenza del G20 sull’empowerment femminile a Santa Margherita Ligure lo scorso settembre. “Le donne – ha aggiunto la ministra – posseggono in sé la metà delle risorse umane del pianeta, eppure le energie femminili sono il potenziale ancora inespresso, sono le forze non ancora messe in campo nelle nostre società. È a beneficio di tutti – ha concluso Bonetti – mettere le donne nelle condizioni di diventare protagoniste alla pari”.
“La promozione e la tutela dei diritti umani delle donne è parte integrante di qualsiasi sforzo per una soluzione politica inclusiva, globale e duratura. E questa sfida per i diritti delle donne richiede una risposta globale prioritaria”, dice la commissaria europea per l’uguaglianza Helena Dalli. Serve garantire “la protezione dei diritti delle donne e delle ragazze e affrontare la violenza di genere”.
La commissaria Dalli ha ribadito che entro la fine di quest’anno presenterà una proposta legislativa sulla lotta alla violenza di genere contro le donne e le ragazze.