Senza regole ben precise evitare di comprare Bitcoin. Bankitalia avverte le banche sui rischi a cui possono andare incontro acquistando o facendo operazioni con valute virtuali, tra le quali la più famosa è proprio il Bitcoin. “La Banca d’Italia scoraggia le banche e gli altri intermediari vigilati dall’acquistare, detenere o vendere valute virtuali” si legge nel bollettino di vigilanza di gennaio diffuso oggi dalle agenzie.
Nel documento si sottolinea che su questo tema Bankitalia condivide l’opinione dell’Eba (European Banking Authority), che aveva già messo in guardia sulle valute virtuali, pubblicando un suo parere a luglio scorso. “Gli intermediari vigilati dalla Banca d’Italia vanno quindi invitati a valutare con attenzione i rischi indicati dall’Eba e a considerare che in assenza di adeguati presidi e di un quadro legale certo circa la natura giuridica delle valute virtuali, quei rischi possono esporre a perdite e inficiare, di conseguenza, la consistenza del patrimonio di vigilanza e la stabilità stessa degli intermediari”, avverte Via Nazionale, evidenziando che “le concrete modalità di funzionamento degli schemi di valuta virtuale possono integrare, nell’ordinamento nazionale, la violazione di disposizioni normative, penalmente sanzionate”.
Secondo Geronimo Emili di CashlessWay, la prima associazione nata per diffondere la cultura digitale dei pagamenti, la posizione di Bankitalia “può apparire come un duro colpo al Bitcoin” ma invece deve servire da stimolo per “identificare quelle regole” volte a rendere la valuta virtuale “affidabile e sicura per il mercato”.
Il Bitcoin è una moneta elettronica creata nel 2009 da un informatico conosciuto con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto. Ha toccato punte anche di oltre mille dollari, di recente il cambio è sceso notevolmente.
La criptomoneta, che si basa su transazioni criptate completamente anonime, non viene gestita da alcuna banca, il valore dipende dalla fiducia dei suoi investitori. Può essere trasferita attraverso il web a chiunque disponga di un ‘indirizzo Bitcoin’, salvata su un computer sotto forma di ‘portafoglio’ o tenuta presso terze parti che svolgono funzioni simili ad una banca. La struttura ‘peer-to-peer’ e la mancanza di un ente centrale rende impossibile per qualunque autorità manipolarne il valore.
Nel suo rapporto l’Eba ha spiegato che sebbene ci siano “alcuni benefici potenziali, fra cui transazioni più facili e veloci e l’inclusione finanziaria”, al momento senza norme ben definite “i rischi superano i benefici, che in Europa rimangono comunque meno evidenti”. Sono infatti più di 70 i profili di rischio collegati alle monete elettroniche e virtuali. Da quelli collegati ai partecipanti al mercato a quelli relativi alla sicurezza finanziaria, fra cui la elevata possibilità di ricorrere a tali strumenti per il riciclaggio del denaro sporco.
Tuttavia c’è chi scommette sul successo futuro del Bitcoin: sono i gemelli Cameron e Tyler Winklevoss, nemici storici di Mark Zuckerberg, che stanno lavorando al ‘Nasdaq dei Bitcoin‘, la prima piattaforma di scambio regolamentata per la valuta virtuale. I due fratelli sono saliti alla ribalta con lo scontro legale con l’amministratore delegato di Facebook, accusato di aver rubato loro l’idea del social network. La causa si è poi conclusa con un patteggiamento da 65 milioni di dollari.