“La digitalizzazione oggi costituisce sia una grande minaccia che un’opportunità per l’occupazione e la distribuzione del reddito: l’esito finale in ogni territorio dipende dall’approccio con cui si riuscirà a porsi di fronte alla rivoluzione digitale, che sta investendo tutti i settori con una rapidità mai conosciuta prima”. Lo ha detto Umberto Bertelè, chairman degli Osservatori digital innovation del Politecnico di Milano, prendendo parte oggi alla prima edizione dei “digital innovation talk” che si è tenuta al Campus Bovisa.
“La crescente robotizzazione nell’industria – prosegue Bertelè – lo sviluppo di software sempre più sofisticati nei servizi e l’ampliamento della gig economy potrebbero portare, almeno nel breve-medio periodo, una contrazione dei posti di lavoro e una divaricazione nelle remunerazioni. Per l’Italia, che vede nascere e crescere poche imprese digitali, il problema potrebbe essere anche più grave rispetto a altri Paesi”.
Per dare una risposta a questa emergenza non c’è una risposta univoca, ma vanno ricercate soluzioni adatte caso per caso, territorio per territorio. Perché i rischi che si corrono sono due: “Se il processo di digitalizzazione è lento, il territorio è in grado di assorbire più facilmente le conseguenze negative dell’innovazione – sottolinea Bertelè – ma è più alto il rischio di perdere competitività e quindi occupazione. Per evitare la ‘disoccupazione tecnologica’ si rischia di incorrere nella ‘disoccupazione da non-competitività”.
Quanto allo specifico del contesto Italiano, Bertelè evidenzia anche alcuni aspetti positivi che iniziano a emergere nel Paese, come “il costante aumento di consapevolezza della rilevanza del digitale”, e il fatto che il mondo della politica e delle istituzioni “ha compreso la necessità di interventi per rafforzare le infrastrutture digitali – conclude – per incentivare gli investimenti in innovazione e la crescita di startup innovative. Qualcosa sembra essersi messo in moto”.