L’Europa si preoccupa che alcune aziende tecnologiche statunitensi non adottino le misure necessarie per proteggere i dati personali dei suoi cittadini, ma ciò non significa che Unione europea e Stati Uniti siano sull’orlo di una “digital war”. Lo ha affermato Raymond Knops, ministro degli Interni dei Paesi Bassi, intervistato dalla rete americana Cnbc.
L’Europa è sicura di come opera quando si tratta dei dati dei cittadini, ha dichiarato Knops, riferendosi alle robuste tutele introdotte con la General data protection regulation (Gdpr), la nuova normativa sulla privacy in vigore dall’anno scorso. “Ciò che vogliamo è proteggere i dati dei comuni cittadini, non permettere che siano troppo facilmente sfruttati da aziende private. Soprattutto se queste persone non hanno dato il consenso a gestire i propri dati”, ha aggiunto Knops.
L’innovazione va regolata
Il braccio di ferro con le Big tech americane non rischia di far cadere l’Europa nel tranello del protezionismo digitale? Knops ha risposto sottolineando che l’Europa, in quanto continente, “dipende dal commercio internazionale” e “l’ultima cosa che intendiamo fare è isolarci. Ma negli ultimi dieci anni abbiamo visto chiaramente che numerose aziende non sono state attente nel gestire i dati personali”, ha proseguito il ministro olandese.
Knops ha anche riconosciuto che governi e leggi devono mettersi al corrente con la rivoluzione digitale, citando innovazioni come la criptovaluta Libra di Facebook e, in generale, l’ingresso dei gruppi hitech nella finanza e nei pagamenti elettronici. Le regole non devono fermare l’innovazione, ha detto Knops, ma “metterle nella giusta direzione”.
Big Tech “non benvenute” se non compliant
Non è solo l’Europa a voler inasprire lo scrutinio delle Big tech, ha sottolineato ancora il ministro olandese: tanti paesi cominciano a pensare a nuove regole. Non si tratta dunque di una crociata mirata dell’Ue contro gli Stati Uniti, né è specifica sui temi della privacy, perché diverse tecnologie sono sotto la lente, dal fintech all’intelligenza artificiale.
Ma nel caso in cui le aziende tecnologiche statunitensi non volessero rispettare le regole dell’Ue, Knops ha detto che potrebbero esserci delle ripercussioni: “Non è questa la nostra intenzione, ma quando si stabiliscono una serie di principi e linee guida sulla trasparenza e il rispetto della privacy e le aziende non si adeguano, la conseguenza estrema potrebbe essere che tali aziende non sono più le benvenute”.
La questione della sovranità digitale
L’Unione europea ha inasprito la vigilanza sulle attività e la condotta delle Big tech, sia in fatto di privacy che di antitrust. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha esortato l’Europa a riprendersi il controllo dei suoi dati oggi in mano ai giganti della tecnologia americani. Nei giorni scorsi la Merkel, riporta il Financial Times, ha affermato che l’Unione europea dovrebbe rivendicare la “sovranità digitale” costruendo i propri prodotti tecnologici per gestire i dati e ridurre la dipendenza dai colossi degli Stati Uniti, come Amazon, Google e Microsoft.
In quest’ottica lo scorso mese la Germania ha illustrato il suo progetto del cloud europeo che sfida Amazon e Alibaba e assicura alle aziende europee la “sovranità” sui propri dati. La piattaforma, chiamata Gaia-X, si baserà su tecnologie sviluppate dai campioni industriali tedeschi Sap, Deutsche Telekom e Deutsche Bank e sarà attivata entro la metà del prossimo anno. Dovrà rappresentare un’infrastruttura per i dati per l’Europa “potente, competitiva, sicura e affidabile”.