MONOPOLI DIGITALI

Big tech sotto accusa, anche l’Europa pronta a dare battaglia

Dopo l’udienza al Congresso Usa sarà la Commissaria Ue Margrethe Vestager ad affrontare i nodi antitrust del business di Google, Amazon, Facebook e Apple. Entro fine anno un nuovo regolamento a misura di Over the top

Pubblicato il 03 Ago 2020

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Ora tocca all’Europa. Più nello specifico, spetterà a Margrethe Vestager, vicepresidente esecutivo della Commissione Ue, mettere sulla griglia le Big FourAmazon, Facebook, Apple e Google – dopo le accuse di abuso di posizione dominante scagliate contro le big tech dai deputati americani nel corso dell’udienza antitrust al Congresso che si è tenuta della scorsa settimana.

Vestager è stata infatti incaricata di rivedere, nel corso del suo secondo mandato, il regolamento antitrust attraverso la creazione di nuovi strumenti pro-concorrenza, entro fine anno. Anche la discussione sulla digital tax potrebbe riprendere nei prossimi mesi man mano che i governi elaboreranno strategie in grado di rilanciare l’economia.

I Gafa alla sbarra negli Usa

I Ceo di Amazon, Facebook, Apple e Google sono stati messi sotto accusa dal Congresso degli Stati Uniti per abuso di posizione dominante: si teme che le attuali leggi antitrust non siano in grado di regolamentare l’esplosività dell’economia digitale.

“L’audizione del Congresso ha dimostrato che gli strumenti antitrust in Europa e negli Stati Uniti hanno i loro limiti”, ha detto oggi alla Cnbc Luis Garicano, economista spagnolo e membro del Parlamento europeo per il gruppo liberale Renew Europe. Subito dopo l’estate, ha precisano Garicano, il Parlamento Ue intensificherà i tavoli sul futuro delle regole per la concorrenza.

Vestager: “Monopoli anti-innovazione”

In una lettera ai legislatori statunitensi prima dell’udienza di mercoledì, Vestager ha scritto che “la quota maggiore dell’economia attuale è in mano ad aziende digitali. E nonostante le piattaforme possano portare “benefici significativi”, la portata e il ruolo di alcune “non ha precedenti”,

E’ del resto sempre più evidente il ruolo di gatekeeper delle piattaforme: “E questo significa che, se lasciate libere di agire senza controllo, – dice Vestager – potranno causare danni significativi alla concorrenza, all’innovazione e, in definitiva, ai consumatori”.

Stéphanie Yon-Courtin, un altro legislatore europeo ha detto che ”è arrivato il momento” di organizzare una serie di audizioni per i Ceo delle quattro big tech.

Fino a oggi l’unico amministratore delegato ad affrontare il Parlamento Ue è stato Mark Zuckerberg di Facebook. Anche se molti membri del Parlamento hanno criticato il metodo con cui è stato interrogato nel 2018: poco spazio per le domande.

Obiettivo Digital tax

L’Unione europea è stata in prima linea nei negoziati per aumentare la tassazione sulle società digitali. Tuttavia, il blocco di 27 membri non può imporre un prelievo a livello UE senza una posizione di consenso tra tutte le capitali, cosa che non è avvenuta fino ad ora.

La Commissione europea ha precedentemente stimato che le società digitali pagano in media un’aliquota fiscale effettiva del 9,5% nell’UE, rispetto al 23,2% delle mprese tradizionali.

“Le aziende tecnologiche saranno sotto stretta osservazione nei prossimi anni. Non solo tramite con gruppi di legislatori attivi su entrambe le sponde dell’Atlantico, ma anche attraverso approcci regolatori più efficaci e modelli normativi molto diversi fra loro” ha detto David Livingston, analista di Eurasia Group.

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