Il motore di ricerca Bing torna a essere online e consultabile in Cina dopo un black-out durato circa 24 ore. Il servizio, seppure ripristinato, non sarebbe ancora tornato completamente alla normalità, dal momento che sui social network si susseguono ancora le segnalazioni di disservizi. A confermare la notizia è anche la stessa Microsoft, attraverso il messaggio affidato al Financial Times da un portavoce: “Confermiamo che Bing è stato inaccessibile in Cina – spiega – ma che ora il servizio è stato ripristinato”.
Rimangono però al momento ancora da accertare le cause del black-Out: ieri si erano susseguite le ipotesi di guasti tecnici ma soprattutto quelle di un intervento sul motore di ricerca della censura del governo cinese, che avrebbe deciso di oscurare il sito della multinazionale americana. Sotto nel maglie del “great firewall”, la tecnologia cioè che rende inaccessibili alcuni siti o servizi online stranieri in Cina, sono caduti nel solo 2018 più di 26mila siti internazionali, tra i quali Facebook, Twittter e diversi portali di informazione.
A causa della censura di Pechino e di diversi attacchi informatici subiti nel tempo, altri colossi dei motori di ricerca sono già fuori dal mercato cinese. Tra tutti emerge il caso di Google, che si ha deciso per la “ritirata” già nel 2010. Microsoft dal canto suo aveva deciso di rimanere con Bing e con Skype, accettando di bloccare alcuni risultati di ricerca.
Prima che il servizio tornasse disponibili, inoltre, ieri si era diffusa tra gli addetti ai lavori la voce che questa vicenda potesse essere una ulteriore mossa “tattica” all’interno della trade war in cui sono impegnati il governo cinese e quello americano, che sta coinvolgendo alcune delle società tecnologiche e delle tlc più importanti in Cina, come Huawei e Zte, proprio mentre proseguono i colloqui diplomatici tra i due paesi, con una serie di nuovi incontri che sono in agenda per la prossima settimana.