SCENARI

Biopharma: avanti tutta sulla digitalizzazione, ma bisognerà affinare le strategie

Secondo un’indagine di Deloitte, l’adozione di tecnologie evolute è considerata la priorità competitiva per il 77% dei leader. Ingenti gli investimenti in cloud, intelligenza artificiale e internet of things, ma bisognerà coinvolgere tutte le funzioni organizzative per massimizzare i risultati e sciogliere il nodo delle competenze

Pubblicato il 28 Feb 2022

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Le aziende biofarmaceutiche sono state costrette dalla pandemia a dare priorità agli investimenti in innovazione digitale, introducendo nuove tecnologie come intelligenza artificiale, cloud ed Internet of things nei vari processi quotidiani. Il trend continuerà, ma gli investimenti e le strategie dovranno essere più mirate, mentre servono sempre più talenti adatti ad affrontare il cambiamento. Per comprendere meglio l’esperienza del settore con le tecnologie digitali e l’approccio verso l’innovazione, Deloitte ha intervistato 150 leader di aziende operanti nel settore farmaceutico negli Stati Uniti, in Europa e in Asia con volumi di affari superiori al miliardo di dollari, realizzando in questo modo il report “Biopharma digital transformation”.

Il settore appare sottoposto a una forte spinta verso l’innovazione. Secondo l’82% dei leader intervistati il processo di digitalizzazione continuerà nel futuro post pandemico con il medesimo livello di sviluppo, o anche più veloce, di quello avuto durante la pandemia. Nonostante poi i significativi investimenti già fatti, il 77% dei leader intervistati afferma che la propria organizzazione vede nell’innovazione digitale l’elemento di differenziazione competitiva. Più della metà degli intervistati considera attualmente le proprie organizzazioni come fast followers e tra questi la maggior parte (80%) ritiene che la propria organizzazione debba essere più aggressiva e adottare le tecnologie digitali più velocemente per conquistare il mercato.

In fase di implementazione anche quantum computing e blockchain

Nello specifico, dalla ricerca emerge che le aziende del settore hanno già adottato in modo estensivo e nei processi quotidiani tecnologie digitali innovative come il cloud (49%), l’intelligenza artificiale (38%), data lakes (33%) e i wearables (33%), mentre altre tecnologie come il quantum computing e la blockchain sono in fase di implementazione.

I leader intervistati dichiarano che le loro organizzazioni stanno attualmente dando priorità agli investimenti in intelligenza artificiale (81%) e cloud (71%) e solo una piccola percentuale ritiene che nei prossimi 5 anni investirà in realtà virtuale/aumentata (19%) e Internet of Things (24%). Per attuare un percorso di trasformazione digitale con successo, tuttavia, gli intervistati concordano sul fatto che le loro organizzazioni dovranno risolvere alcuni problemi fondamentali, come l’attribuzione di finanziamenti dedicati alla digitalizzazione (59%), l’introduzione di una migliore strategia di digitalizzazione (49%) e l’inserimento dei talenti più appropriati per consentire tale percorso (47%).

Oggi i finanziamenti per le innovazioni digitali sono decisi in massima parte dalla leadership (56%), oppure dalle singole aree funzionali (31%), e solo in via minoritaria da un gruppo dedicato all’innovazione (in effetti solo il 45% delle aziende intervistate dichiara di avere un “center of excellence” al suo interno). Quasi la metà degli intervistati, inoltre, ritiene di aver bisogno di una migliore strategia di digitalizzazione rispetto a quella attuale e pensa che la digitalizzazione debba essere portata avanti in modo più organico e coeso nell’organizzazione. Il 47% ritiene che le loro organizzazioni necessitino di acquisire dall’esterno gli appropriati talenti per accelerare l’innovazione, specialmente data engineers, cloud specialists, data scientists.

Necessarie strategie coordinate e coerenti

“Con la pandemia abbiamo assistito nelle aziende a significativi cambiamenti che avrebbero richiesto anni e che invece sono stati attuati in pochi mesi. Oggi il settore è giunto a un punto di svolta, in quanto le organizzazioni devono affrontare una scelta critica: proseguire nel processo di digitalizzazione con la stessa intensità di investimenti eseguiti durante il periodo pandemico oppure ritornare ad investimenti nel digitale secondo livelli pre-pandemia”, commenta Valeria Brambilla, Deloitte Life sciences and Health care industry leader dell’area Central Mediterranean. 

“Per perseguire quella che chiamiamo innovazione digitale disruptive – prosegue -, sono necessari da parte delle aziende investimenti mirati sia nella tecnologia sia nell’organizzazione, per cambiare lo status quo secondo strategie coordinate e coerenti che coinvolgano in modo organico tutte le aree funzionali al fine di creare valore complessivo maggiore. Un simile salto di qualità verso questo percorso di innovazione digitale porterebbe vantaggi trasformativi, non solo alle aziende che li perseguiranno, ma anche all’intero sistema salute poiché agevolerebbe i percorsi clinici, garantendo un’introduzione più rapida e più efficace dei farmaci sul mercato. La nostra indagine rileva tra i leader biofarmaceutici la loro disponibilità ad assumersi rischi, investire e innovare rapidamente per ottenere un vantaggio competitivo. Questo risulta ancora più importante in un contesto complesso come l’ecosistema salute, dove oltre la tecnologia, sarà necessario innescare logiche di collaborazione innovative tra i vari stakeholder che possano portare beneficio all’intero comparto”.

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