Bitcoin diventa a tutti gli effetti una asset class di investimento. Ovvero una sorta di “titolo” che potrà essere comprato in banca, al pari di azioni e obbligazioni, anche in Italia. L’apripista in questo senso sarà Banca Generali attraverso un accordo stipulato con Conio.
“Riteniamo che il trend sia iniziato e che – come sempre – siano diversi gli elementi che stanno contribuendo a svilupparlo. Si tratta di una tendenza che nel prossimo triennio sarà in grado di dispiegare il suo effetto e nel frattempo il prezzo di bitcoin continuerà a crescere. Fino a un milione di euro il valore è sostenibile: a quell’importo il valore del mercato sarà simile a quello dell’oro e dunque l’effetto sarà neutro sui mercati finanziari” afferma in una nota il cofounder e Ceo di Conio Christian Miccoli, che prosegue: “I wallet in circolazione sono oggi 250 milioni e secondo le stime potrebbero toccare quota 2 miliardi nei prossimi tre anni: sempre più portafogli di investimento avranno il loro mattoncino – che noi continuiamo a raccomandare entro il 5% dell’intero portafoglio – in bitcoin”.
I cinque eventi che hanno innescato il trend
Le fondamenta di questo trend, secondo Conio, sono state gettate nel corso del 2021, anno che si è contraddistinto per una serie di eventi che hanno funto da pietre miliari per il settore.
Il 14 aprile si è quotata a Wall Street Coinbase, la più grande piattaforma per l’acquisto e la vendita di criptovalute. L’exchange di San Francisco approda sul Nasdaq senza passare da un’Ipo ma tramite la quotazione diretta. La valorizzazione complessiva della società in base al prezzo di apertura di 380 dollari è di 100 miliardi di dollari (la seduta si chiuderà a 328 dollari, per una valutazione complessiva del gruppo intorno agli 85 miliardi). Ma il valore dell’azione si colloca molto al di sopra di quello di diverse banche Usa, e il mercato è disposto ad attribuire a questo exchange di cripto un valore superiore a quello che di norma tributa ad alcune delle più antiche e prestigiose banche del mondo.
Il 7 settembre El Salvador è stato il primo paese ad adottare il bitcoin come valuta a corso legale insieme al dollaro. Il presidente Nayib Bukele ha assunto questa iniziativa ritenendo che bitcoin possa spingere lo sviluppo economico e l’inclusione finanziaria del Paese. Ma anche permettere ai cittadini di risparmiare i 400 milioni di dollari che spendono in commissioni sulle rimesse che versano dall’estero. Diversi Paesi del sud America, e non solo, hanno espresso il loro interesse per seguire la stessa strada: Paraguay, Argentina, Messico, Panama, Brasile ma anche Tonga e Tanzania: El Salvador ha spianato la strada ad economie simili alla sua.
A metà settembre la Cina ha dichiarato illegali tutte le criptovalute, bandendone l’acquisto anche attraverso exchange stranieri: nessuna ha più diritto di cittadinanza nell’ex Celeste Impero, a parte lo yuan digitale a cui il governo di Xi Jinping lavora alacremente. Nella nota con cui la People’s Bank of China annuncia la novità definisce pagamenti e transazioni in criptovalute, “attività finanziarie illegali”, che mettono a rischio gli attivi degli individui, la sicurezza nazionale e la stabilità. Ma al mercato sembra non interessare: bitcoin reagisce con una flessione del prezzo del 10% da 45 mila a 41 mila dollari. Nelle settimane successive però non solo recupera ma aggiorna un nuovo record storico, a sfiorare i 70 mila dollari il 10 novembre.
Il 15 ottobre le cripto entrano nel piano operativo di vigilanza bancaria dell’Occ (Office of the Comptroller of the Currency). L’agenzia federale del Ministero del Tesoro Americano ha elencato tra le sue 11 priorità di vigilanza per l’anno fiscale che si concluderà il prossimo settembre 2022, sicurezza informatica, cambiamento climatico e “partnership fintech per potenziali attività legate alla criptovaluta e altri servizi”. E bitcoin di fatto entra ufficialmente tra le attività finanziarie di competenza dell’agenzia di vigilanza bancaria.
Pochi giorno dopo, il 18 ottobre, a Wall Street viene quotato il primo Etf Usa basato su Btc. Una notizia importante che squarcia il velo di diffidenza istituzionale intorno all’asset class. Per essere autorizzato come fondo, l’Etf investe non direttamente sulla cripto ma tramite contratti derivati. Nel giorno di apertura il prezzo aumenta del 5%: il debutto si consacra con il secondo migliore di sempre in termini di scambi (sopra il miliardo di dollari) nella sua categoria. Ma al di là dell’hype, l’autorizzazione della Sec è il segnale dell’accettazione delle cripto come nuova asset-class e della necessità delle autorità di vigilanza di regolarne l’accesso senza vietarlo o sconsigliarlo.
Aumentano le attività criminali legate alle criptovalute
Il rovescio della medaglia è che nel corso del 2021 le transazioni di criptovalute legate all’attività criminale hanno toccato un nuovo record e sono quasi raddoppiate rispetto al 2020 (anche se la loro quota si riduce in un mercato in crescita). Nell’anno appena trascorso, infatti, oltre 14 miliardi di dollari sarebbero stati transati tramite account legati ad attività criminali, doppiando i 7,8 miliardi di dollari del 2020. A dirlo è la società di analisi Chainalysis. “Questi numeri non raccontano tutta la storia. L’uso delle criptovalute è cresciuto a un ritmo senza precedenti”, sottolinea lo studio, con transazioni complessive che sarebbero a 15.800 miliardi di dollari nel 2021, con un aumento senza precedenti pari al 567% rispetto all’anno precedente.
Chainalysis stima quindi che le transazioni illegali rappresentano ora solo lo 0,15% dell’uso totale delle criptovalute. Le truffe da sole valgono circa 7,8 miliardi di dollari.
I regolatori guardano sempre più al mercato delle criptovalute, anche se le autorità di controllo americane finora hanno definito questo mercato il “selvaggio West”. “Uno sviluppo incoraggiante nella lotta contro il crimine legato alle criptovalute è la crescente capacità delle forze dell’ordine di sequestrare direttamente i beni ottenuti illegalmente”, nota Chainalysis.
Nel frattempo il valore del bitcoin crolla (di nuovo)
Nonostante il trend positivo, il valore del bitcoin oggi è crollato, scendendo sotto i 41 mila dollari a causa di un più ampio sell-off sul fronte delle criptovalute. Si tratta di una contrazione del 3,7%, dopo aver toccato quota 40.938 dollari, il minimo dal 29 settembre. La criptovaluta di riferimento ha perso oltre il 40% da quando ha raggiunto il record di 69 mila dollari a novembre e la volatilità che l’ha afflitta dalla sua nascita 13 anni fa rimane inalterata. La potenza di calcolo globale della rete bitcoin, nota Reuters, è diminuita drasticamente questa settimana in seguito alla chiusura delle mining farm del Kazakistan, alle prese con una grave crisi energetica che ha portato anche a una serie di disordini.
Bitcoin è stato messo sotto pressione anche a causa di quanto discusso durante l’ultima riunione della Federal Reserve statunitense, che sembra propendere per un’azione politica più aggressiva, indebolendo l’appetito degli investitori per gli asset più rischiosi.
“Attualmente stiamo assistendo a un ampio sentimento di avversione al rischio in tutti i mercati poiché le preoccupazioni inflazionistiche e gli aumenti dei tassi sembrano essere in prima linea nelle menti degli speculatori”, ha affermato Matthew Dibb, Coo della piattaforma di criptovalute di Singapore Stack Funds.