Il Bitcoin è in caduta libera, anche per colpa di un “problema tecnico” nella piattaforma giapponese MT Gox, una delle maggiori e delle prime a trattare l’aspirante valuta mai certificata da nessun ente regolatore e il cui valore ruota esclusivamente intorno alla legge della domanda e dell’offerta.
Il valore della moneta virtuale si attesta ormai a 264 dollari, a fronte dei 900 dollari attorno ai quali aveva fluttuato per quasi tutto gennaio e del picco storico di 1.200 dollari raggiunto a novembre 2013.
Potrebbero essere varie le cause della disaffezione verso Bitcoin, a cui ha certamente contribuito in questi mesi il sostanziale “no” alla valuta online da parte della Banca Centrale Cinese e dell’Eba (European Banking Authority). Ma a far precipitare la situazione ha contribuito l’errore tecnico avvenuto in Mt Gox: in pratica il denaro investito dai clienti è rimasto bloccato. La società che gestisce la piattaforma ha comunque garantito che i fondi dei clienti sono protetti e che ha già approntato una soluzione per risolvere il problema e permettere agli utenti di avere nuovamente accesso al proprio denaro. Ma certamente l’incidente ha contribuito ad alimentare la sfiducia nella moneta virtuale.
Era già accaduto qualcosa di simile nelle ultime settimana, sia alla piattaforma giapponese sia ad almeno altre due che operano da Slovenia e Bulgaria: a seguito di attacchi informatici compiuti da non meglio precisati hacker le piattaforme erano state costrette a bloccare le possibilità di ritirare fondi o a ritardare le transazioni. Incidenti che avevano già innescato pesanti cadute del Bitcoin, attorno a quota 500 dollari o inferiore.
Su Bitcoin e su una sua possibile certificazione come valuta legale è in corso un dibattito internazionale. Di recente l’Eba (European Banking Authority) ha annunciato la futura pubblicazione di un documento in cui metterà in guardia dai rischi di “violente fluttuazioni delle valute elettroniche”, così come dal pericolo che “i portafogli digitali” in cui si registra la proprietà questi titoli possano esser preda di hacker e pirati informatici.
Il monito dell’Eba segue quello lanciato nei giorni precedenti dalla Banca centrale della Cina, che è stata anche più drastica nel mettere in guardia il pubblico dal Bitcoin. Ha infatti ordinato a banche e istituzioni finanziarie di non usare Bitcoin, dando così un duro colpo alle quotazioni della valuta, fino a quel momento particolarmente apprezzata proprio dai cinesi.
Meno ostili erano invece apparse in precedenza le posizioni dalle autorità Usa, in particolare della Federal Reserve che aveva parlato di una possibile utilità di questa pseudo valuta.
La Security and Exchange Commission (Sec) aveva indicato la possibilità di prendere in considerazione Bitcoin come una security e quindi ritenerla oggetto di regolamentazione. Il nodo del problema, al momento, è non c’è alcuna autorità centrale che governi il valore di questa moneta virtuale, ma solo la legge della domanda e dell’offerta.