Pagare il conto in Bitcoin? Da oggi è possibile al ristorante pizzeria Sticaus, nel cuore del quartiere milanese dell’Isola, uno dei primi locali in Italia a dare il benvenuto alla nuova moneta elettronica creata nel 2009 da un anonimo conosciuto con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto, implementando un’idea dello stesso autore presentata su Internet a fine 2008. Il nome Bitcoin si riferisce anche al software open source progettato per implementare il protocollo di comunicazione e la rete peer-to-peer che ne risulta.
“Con questa novità il cliente avrà la possibilità di pagare il conto in un’altra valuta, fermo restando che lo scontrino sarà comunque battuto in euro e l’Iva pagata in euro per non rischiare di commettere alcuna irregolarità” spiega Adelmo Fraccaro, proprietario del locale. All’esterno del locale è possibile ogni giorno controllare su un cartello le indicazioni del cambio Bitcoin-Euro applicato in base alla quotazione delle ore 12.
In un’intervista al Corriere delle Comunicazioni Franco Cimatti, presidente di Bitcoin Foundation Italia, ha annunciato l’intenzione di convertire tutta l’Italia, puntando ad avere in ogni città entro il 2014 almeno un esercizio che accetti Bitcoin.
Sul Bitcoin e su una sua possibile certificazione come valuta legale è in corso un dibattito internazionale. Di recente l’Eba (European Banking Authority) ha annunciato la futura pubblicazione di un documento in cui metterà in guardia dai rischi di “violente fluttuazioni delle valute elettroniche”, così come dal pericolo che “i portafogli digitali” in cui si registra la proprietà questi titoli possano esser preda di hacker e pirati informatici.
Il monito dell’Eba segue quello lanciato nei giorni precedenti dalla Banca centrale della Cina, che è stata anche più drastica nel mettere in guardia il pubblico dal Bitcoin. Ha infatti ordinato a banche e istituzioni finanziarie di non usare Bitcoin, dando così un duro colpo alle quotazioni della valuta, fino a quel momento particolarmente apprezzata proprio dai cinesi.
Meno ostili erano invece apparse in precedenza le posizioni dalle autorità Usa, in particolare della Federal Reserve che aveva parlato di una possibile utilità di questa pseudo valuta.
La Security and Exchange Commission (Sec) aveva indicato la possibilità di prendere in considerazione Bitcoin come una security e quindi ritenerla oggetto di regolamentazione. Il nodo del problema, al momento, è non c’è alcuna autorità centrale che governi il valore di questa moneta virtuale, ma solo la legge della domanda e dell’offerta.