MERCATO

Bitcoin sulle montagne russe, crollo di 3.000 dollari in 24 ore

La criptovaluta subisce l’impatto di un blackout sulla borsa di scambio Coinbase. Ma per gli analisti pesano ancor più le fluttuazioni nel costo del denaro e la trade war Usa-Cina: gran parte dell’attività intorno al bitcoin viene da capitali che escono dall’Asia

Pubblicato il 28 Giu 2019

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È ancora altalena per i prezzi del Bitcoin: dopo il rally dei giorni scorsi la criptovaluta conferma la sua estrema volatilità scendendo giovedì sera a 10.370 dollari, circa 3.000 dollari in meno rispetto a 24 ore prima.

Mercoledì il bitcoin aveva toccato infatti quota 13.000 dollari, apprezzandosi del 13% rispetto al giorno prima e raggiungendo il valore più alto da gennaio 2018, come indicano i dati compilati da CoinDesk.  Il balzo è stato messo in relazione al lancio di Libra, la moneta virtuale di Facebook, che ha ridato fiducia agli investitori delle criptovalute.

Il crollo di ieri si deve invece a un blackout su una delle maggiori piattaforme di trading per le criptovalute, Coinbase, dove le contrattazioni si sono interrotte per un sovraccarico di richiesta “per un breve lasso di tempo”, ha indicato un portavoce su Cnbc. Un episodio, dunque, ma che conferma l’estrema suscettibilità della valuta virtuale alle ampie fluttuazioni di prezzo. Anche se il valore di ieri sera rappresenta ancora un incremento del 200% rispetto al prezzo di gennaio, il bitcoin resta lontano dal record di quasi 20.000 dollari di dicembre 2017 e rimane esposto alle pressioni dei regolatori e alle incertezze macroeconomiche.

“Anche i più ottimistici sostenitori delle criptovalute ammetteranno che spostamenti di prezzo di oltre il 50% in una settimana sono esagerati”, ha commentato il ceo di Genesis Global Trading Michael Moro. Secondo Moro, uno dei fattori che pesano sull’estrema volatilità del bitcoin è la necessità di ricorrere ai prestiti per effettuare il trading di criptovaluta. “Il bitcoin è da sempre volatile ma nessuno potrebbe definire queste fluttuazioni sane”.

Anche per Brian Kelly, fondatore e ceo di Bkcm, il costo del denaro è responsabile delle fluttazioni estreme del bitcoin: quando aumenta il valore della criptovaluta, aumenta il costo del denaro preso in prestito e continuare a far salire le quotazioni del bitcoin diventa gradualmente più dispendioso.

Anche la trade war Usa-Cina pesa sulle quotazioni del bitcoin. Nel contesto di crescente incertezza creato dalle tensioni commerciali Usa-Cina gli investitori in Cina cominciano a considerare la moneta virtuale come un elemento credibile di portafogli diversificati.

Michael Novogratz, Ceo di Galaxy Digital Holdings, sottolinea che molta dell’attività intorno al bitcoin è trainata dall’uscita di capitali dalla Cina e dall’Asia: “Grandi volumi di investimenti in bitcoin e altre valute viene da qui”, afferma Novogratz, secondo cui il bitcoin resterà quest’anno su un valore compreso fra 10.000 e 14.000 dollari.

Nel 2018 il bitcoin ha perso oltre il 70% del suo valore, crollando dal massimo di 19.500 dollari del 2017 ai minimi dello scorso dicembre (3.100 dollari). Nel frattempo banche e regolatori hanno acceso un faro sulla moneta virtuale, il suo impatto sui mercati finanziari e il potenziale sfruttamento per attività illecite. Nei giorni scorsi il Gruppo di azione finanziaria (Financial Action Task Force on Money Laundering) ha lanciato un monito sul possibile uso delle criptovalute per operazioni di riciclaggio.

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