In Italia i progetti blockchain hanno registrato nel 2023 investimenti pari a 38 milioni di euro, in calo del 10% rispetto all’anno precedente. Ma gli attori hanno spostato attenzione dal lancio immediato di progetti di piccola entità, che nel 2022 erano stati principalmente legati alla creazione di Nft, a prototipi e progetti pilota di maggiore dimensione.
Il 39% degli investimenti riguarda il settore finanziario e assicurativo, che si conferma predominante, mentre aumenta la rilevanza di progetti della PA, al 14%, e dell’agrifood, 10%, seguiti dal fashion (7%). A dirlo è la ricerca dell’Osservatorio Blockchain and Web3 della School of Management del Politecnico di Milano, presentata oggi nel corso del convegno dal titolo “Web3: Why, What and When?”.
Lo scenario fotografato dall’Osservatorio
Il 2023 è stato un anno di forte trasformazione per il mondo web3, con lo sviluppo del quadro normativo e numeri incoraggianti di mercato e adozione. Dopo un periodo di relativa stabilità, il mercato delle criptovalute ha registrato una ripresa (+110% rispetto al 2022), grazie anche allo sviluppo degli Etf spot su Bitcoin. Circa tre milioni di utenti nel mondo ogni giorno utilizzano 15mila applicazioni decentralizzate (DApp), +75% nell’ultimo anno. E l’ecosistema della finanza decentralizzata (DeFi) ha mantenuto investimenti stabili intorno ai 45 miliardi di dollari, rilevanti anche se lontani dai 160 miliardi di aprile 2022, prima del crollo di Terra-Luna e del successivo “cryptowinter”.
In questo contesto, aziende e PA di tutto il mondo hanno proseguito lo sviluppo di progetti basati su blockchain: sono 297 i nuovi casi del 2023, +19% rispetto al 2022, che portano a oltre 1300 i progetti complessivamente censiti dal 2016 ad oggi. Il 31% delle più importanti imprese globali della domanda della Fortune Global 500 ha implementato almeno un progetto basato su blockchain negli ultimi anni: 153 imprese della domanda che in totale hanno sviluppato 336 progetti tra proof of concept, pilota e operativi.
“Il 2023 è stato un anno caratterizzato da una scarsa attenzione mediatica sul mondo della Blockchain, ma il settore non è affatto rimasto fermo”, spiega Valeria Portale, direttore dell’Osservatorio Blockchain & Web3. “Anzi, partendo dall’ingombrante eredità di instabilità e scandali, come quelli di Terra-Luna ed Ftx, abbiamo assistito ad una fase di purificazione e maturazione del comparto: si sono ridotte pratiche speculative discutibili, è stata promossa un’evoluzione più consapevole della tecnologia, è stata data maggiore attenzione agli aspetti etici e allo sviluppo sostenibile. Allo stesso tempo, ha continuato a farsi strada l’idea di web3, un nuovo modello del web caratterizzato da equità e inclusività, basato su concetti chiave come trasparenza, decentralizzazione e coinvolgimento attivo degli utenti, che potrebbe rappresentare un cambiamento profondo economico e sociale”.
Aumentano i progetti per l’Internet of Value
Le applicazioni Internet of Value riguardano l’utilizzo di criptovalute, stablecoin e Cbdc per lo scambio di valore. Nel 2023 sono stati 95 i nuovi progetti sviluppati a livello mondiale, il 32% del totale, in continuità con quanto registrato nel 2022. Il progetto per l’Euro digitale, dopo due anni di studio, è passato ufficialmente il 1°novembre alla fase di preparazione, ma lo sviluppo di forme digitali di moneta di banca centrale (Cbdc) non è una peculiarità solo europea. Ben 94 banche centrali (il 60% del totale) stanno esaminando o sperimentando attivamente le Cbdc. Il 46% delle iniziative è attualmente in fase di sperimentazione, in aumento del +8% rispetto al 2022.
Le sfide del blockchain for business
Si espande anche l’ambito caratterizzato dai progetti che puntano ad ottimizzare i processi aziendali attraverso strumenti come token e smart contract. Nel 2023 se ne contano 106, il 36% del totale, con una crescita del +58% rispetto al 2022. Incremento ottenuto nonostante i grandi progetti di ecosistema del passato continuino a riscontrare difficoltà. Già nel 2022 diverse iniziative di rilievo come TradeLens e B3i erano state interrotte. E anche nel 2023, alcuni progetti hanno dovuto affrontare nuove sfide legate al mantenimento delle relazioni tra gli attori coinvolti o all’insostenibilità economica. La crescita è principalmente attribuibile alle numerose aziende che hanno sviluppato progetti di tokenizzazione per innovare i processi aziendali. A spiccare è il settore finanziario, dove sempre più attori di spicco a livello internazionale e italiano, come Mediobanca o Crédit Agricole Italia, hanno emesso obbligazioni, Npl o quote di fondi tokenizzati per migliorare l’efficienza dei processi, ridurre i rischi di controparte e accedere a maggiore liquidità.
Il decentralized web si fa più maturo
Nei progetti Decentralized web la blockchain serve da piattaforma tecnologica per sviluppare servizi innovativi più vicini al paradigma web3, come le applicazioni decentralizzate (DApp) o i progetti legati ai non-fungible token (Nft). Dopo il forte hype del 2022, l’ultimo anno è stato caratterizzato da progetti più maturi, in cui gli Nft diventano catalizzatori di iniziative più ampie e strategiche per le aziende che decidono di utilizzarli. Possono essere usati come strumenti di customer loyalty a favore del brand di riferimento, come nei casi di Starbucks Odyssey e Uptrip di Lufthansa oppure per creare nuove community online. Shopify sta sperimentando degli e-commerce che consentono ai brand di offrire promozioni, prodotti esclusivi o l’accesso anticipato ai nuovi prodotti esclusivamente ai possessori di determinati Nft. Mentre Spotify sta testando playlist riservate esclusivamente ai partecipanti di progetti Nft.
La diffusione delle cryptovalute in Italia
Da una ricerca svolta in collaborazione con Bva Doxa emerge che sono oltre 3,6 milioni gli italiani che dichiarano di possedere attualmente criptovalute o token. Un terzo (32%) li hanno acquistati tramite un exchange di criptovalute, il 17% con un servizio di wallet con acquisto diretto. Il 38% degli italiani preferisce invece esporsi finanziariamente a questi strumenti solo in modo indiretto attraverso servizi di trading tradizionali e app bancarie.
Tra chi possiede crypto-asset, il 37% conserva i propri beni utilizzando servizi di exchange, con Coinbase, Crypto.com e Binance,che rimangono i principali (nel 55% dei casi). In linea con il 2022 invece, il 36% degli utenti utilizza software wallet non-custodial e l’8% hardware wallet. Aumentano gli utenti che detengono criptovalute o token presso servizi di trading finanziari generici o su app bancarie (38%, contro il 23% del 2022), probabilmente anche per via dell’incremento dell’offerta. È più ridotta invece la penetrazione di Nft, giochi play-to-earn e applicazioni DeFi, adottati rispettivamente dall’8%, 8% e 5% degli intervistati.