ANTITRUST

Bollette a 28 giorni, perquisizioni della Finanza. Ipotesi di cartello fra Tim Vodafone, Fastweb e Wind Tre

Su richiesta dell’Antitrust avviate ispezioni anche in Asstel. Nel mirino possibili intese restrittive della concorrenza collegate alla fatturazione mensile delle bollette: ma si indaga anche a ritroso. L’associazione: “Massima collaborazione. Estranei alla vicenda”

Pubblicato il 15 Feb 2018

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Ispezioni da parte del Nucleo speciale antitrust della Guardia di finanza, su richiesta dell’Agcm, presso i principali operatori di telefonia fissa e mobile. Accertamenti anche presso la sede di Assotelecomunicazioni-Asstel di Roma. Le ispezioni riguardano possibili intese restrittive della concorrenza e sarebbero collegate alla fatturazione mensile delle bollette. Il procedimento, avverte l’Antitrust, si concluderà entro il 31 marzo 2019.

Il commento di Assotelecomunicazioni-Asstel: “In merito all’ispezione disposta dall’Agcm in corso presso i propri uffici l’Associazione sta prestando la massima collaborazione alle autorità, nella consapevolezza di essere estranea a qualunque pratica anticoncorrenziale”.

Sulla stessa linea Tim che si dichiara “estranea a qualsiasi comportamento anticoncorrenziale” e ribadisce “di aver sempre operato nel rispetto della normativa vigente garantendo la piena collaborazione a tutte le Autorità di settore e la massima trasparenza ai propri clienti”.

E in serata anche la nota di Wind Tre: “L’azienda conferma di aver pienamente rispettato le disposizioni di legge e di essere estranea a qualunque pratica anticoncorrenziale. Wind Tre, nel corso dell’ispezione odierna disposta dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha fornito, con la massima collaborazione, tutte le informazioni richieste”

L’Antitrust aveva deliberato l’avvio di un procedimento istruttorio il 7 febbraio: l’obiettivo, accertare se gli operatori “anche tramite la suddetta associazione – spiega l’authority – abbiano, in violazione dell’art. 101 del TFUE, coordinato la propria strategia commerciale connessa alla cadenza dei rinnovi e alla fatturazione delle offerte sui mercati dei servizi al dettaglio di telecomunicazione elettronica fissi e mobili, a seguito dell’introduzione dei nuovi obblighi regolamentari e normativi”.

Secondo l’ipotesi istruttoria, il coordinamento “è sfociato nell’adozione di pressoché identiche modalità di attuazione dell’obbligo introdotto dall’articolo 19 quinquiesdecies del D.L. n. 148/2017 (convertito dalla L. n. 172/2017)  per gli operatori di servizi di comunicazione elettronica di prevedere per i contratti stipulati una cadenza di rinnovo delle offerte e della fatturazione dei servizi su base mensile o di multipli del mese”.

Fastweb, Tim, Vodafone e Wind Tre hanno comunicato quasi contestualmente ai clienti che la fatturazione delle offerte e dei servizi sarebbe stata effettuata su base mensile e non più di quattro settimane “e di voler attuare di conseguenza una variazione in aumento del canone mensile per distribuire la spesa annuale complessiva su 12 mesi, anziché 13”.

Secondo l’Antitrust “il supposto coordinamento tra Tim, Vodafone, Fastweb e Wind Tre sarebbe finalizzato a preservare l’aumento dei prezzi delle tariffe determinato dalla iniziale modifica della periodicità del rinnovo delle offerte (da mensile a quattro settimane), e a restringere al contempo la possibilità dei clienti-consumatori di beneficiare del corretto confronto concorrenziale tra operatori in sede di esercizio del diritto di recesso. Per raggiungere tale finalità, i quattro operatori avrebbero concertato la variazione delle condizioni contrattuali comunicate ai propri clienti in ottemperanza agli obblighi normativi”.

Non basta: secondo l’authority il provvedimento di avvio dell’istruttoria non esclude la possibilità che l’intesa tra gli operatori telefonici abbia una durata e una portata più ampia e risalga all’introduzione stessa della cadenza delle quattro settimane dei rinnovi e all’incremento del prezzo unitario delle prestazioni offerte che ne è conseguito.

Secondo la legge 172/2017 dal 25 marzo per tutti i servizi di comunicazione elettronica e reti televisive (telefonia e pay tv), infatti, il rinnovo delle condizioni contrattuali è tornato a esser mensile e non ogni quattro settimane. La spesa mensile complessiva degli utenti non cambia ma, denunciano le associazioni dei consumatori, di fatto ingloba gli aumenti già applicati nel 2017 con la fatturazione a 28 giorni, pari a circa l’8,6%.

“Le perquisizioni di oggi della Guardia di finanza sono una buona notizia e ci auguriamo che l’inchiesta prosegua e accerti ogni responsabilità” il commento di Mirella Liuzzi deputata M5S.

Il Tar del Lazio a metà febbraio aveva sospeso fino a ottobre, ossia fino all’udienza di merito, il sistema di rimborsi previsti da Agcom per gli utenti per la partita delle tariffe a 28 giorni. Al tempo stesso, con un dispositivo separato, ha respinto il ricorso degli operatori e di Asstel contro la delibera con cui Agcom imponeva loro il ritorno a tariffe mensili su rete fissa.

Delibera superata però nel frattempo dalla legge che stabilisce l’obbligo alle tariffe mensili su telefonia fissa, mobile e servizi tv.

Il Tar non ha sospeso però le sanzioni stabilite da Agcom per gli operatori (1,1 milioni di euro per ciascuno), che quindi restano in piedi. Anche su questo deciderà in via definitiva nell’udienza di merito.

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