Le bollette a 28 giorni sotto i riflettori. Dopo l’incontro tra il ceo di Tim, Amos Genish, e il ministro allo Sviluppo Carlo Calenda, la compagnia si è detta disponibile a fare da mediatore con le altre telco per convincerle a fare un passo indietro. Per quanto le aziende siano comnvinte che il periodo di tariffazione non si possa decidere per legge, Genish vorrebbe evitare la guerra legale. Se l’intervento di Genish dovesse andare a buon fine, salgono le possibilità che non siano necessari interventi normativi in manovra.
Come riporta Repubblica due i rimedi possibili: tornare alla fatturazione a 30 giorni oppyre rimanere a quella a 28, dando la possibilità di cambiare operatore a chi lo desidera.
Intanto sul fronte pay tv è battaglia tra Agcom e Sky che da poco ha annunciato la tariffazione a 28 giorni.
L’Autorità ha inviato una diffida alla pay tv. Secondo l’Agcom sussistono “i presupposti per diffidare la società Sky Italia S.r.l. a rispettare gli obblighi previsti dalla legge al fine di garantire una completa informativa agli utenti e consentire l’esercizio del diritto di recesso secondo le modalità previste dalla Legge Bersani”.
Secondo l’Authority, infatti, la pay tv “potrebbe ledere i diritti di una vasta platea di utenti sotto il profilo della carenza informativa, non assicurando il compimento di scelte libere e consapevoli anche in relazione all’esercizio di recesso”. Inoltre, ricorda l’Agcom, sul diritto di recesso “la Legge concorrenza prevede che le modalità devono essere semplici e di immediata attivazione”.
Pronta la risposta di Sky. “Sky in collaborazione con l’Agcom ha già ottemperato alle richieste In merito alla diffida pubblicata da Agcom che risale a circa un mese fa (26 settembre), Sky Italia, in collaborazione con la stessa Autorità, ha già avuto modo di perfezionare il processo di comunicazione agli abbonati – spiega una nota – Come riconosciuto dalla stessa Agcom, Sky ha infatti deciso di potenziare in modo conforme alla normativa le modalità di comunicazione della modifica contrattuale. A seguito di tali attività Sky infatti non è stata sanzionata dalla Autorità. L’azienda quindi sottolinea come la nota dell’Agcom non riguardi affatto la scelta di variare il periodo di 28 gg della fatturazione”.
A questa nota ha controreplicato AgCom: “In merito alla nota diffusa da Sky Italia a seguito della diffida concernente la modifica unilaterale delle condizioni contrattuali, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni precisa di non aver ricevuto dalla Società alcuna comunicazione ufficiale circa le modalità di ottemperanza alla predetta diffida e di non avere pertanto operato alcun riconoscimento in proposito. Il relativo procedimento è appena iniziato e solo alla sua conclusione Agcom deciderà se a Sky Italia dovranno essere comminate sanzioni”.
Intanto si muove anche il Parlamento. Ultima in ordine di tempo è arrivata Forza Italia: i senatori Gasparri, D’Ali e Ceroni hanno depositato un emendamento al decreto fiscale per porre fine alle bollette a 28 giorni. “Le truffe che qualcuno vuol fare limitando il passaggio alla bolletta mensile solo per le utenze fisse non passerà”, spiegano i senatori.
Nelle scorse settimane è stata presentata una proposta di legge per vietare le tariffe a 28 giorni non solo sulla telefonia fissa, ma anche su quella mobile e sui servizi tv a forma della deputata Pd Alessia Morani. Inoltre la Camera ha approvato una mozione del presidente della commissione Trasporti e Tlc della Camera, Michele Meta, che impegna il governo ad assumere iniziative normative, nell’ambito della manovra di bilancio per il 2018, per impedire che gli operatori telefonici e di telecomunicazione adottino una cadenza di fatturazione che non abbia come base il mese o un suo multiplo.
Secondo Sos Tariffe l’effetto della fatturazione a 28 giorni ha lasciato un’impronta chiara sull’andamento dei prezzi nei mercati della telefonia fissa e dell’Adsl, dove le tariffe sono cresciute in media, dal 2015, del 29%. Per attirare clienti, però, le compagnie mettono a punto offerte sempre più allettanti, che in canoni in promozione che nello stesso lasso di tempo sono scesi del 6,4%.
Dallo studio emerge che prezzo medio mensile è passato da 27,9 euro a 36,1 euro. Considerando però le medie delle offerte più economiche, con sconti più incisivi offerti il primo anno di attivazione, si vede nel 2015 queste costavano 26,6 euro, mentre oggi 24,9 euro: una diminuzione del 6,4%, sintomo che ad oggi esistono tariffe con promozioni in ingresso ancora più competitive.