La Siae restituisca quasi 250 mila euro in bollini versati sui supporti elettronici (CD) allegati alle riviste. L’ha deciso la Corte d’Appello di Milano nei giorni scorsi, a favore di due editori milanesi, ed è la prima sentenza esecutiva per una vicenda che risale a un pasticcio normativo di quasi otto anni fa.
La Corte di Giustizia della Comunità europea, in una sentenza del novembre 2007, aveva infatti stabilito che quel tipo di bollini è contrario al principio del libero scambio delle merci. Lo Stato italiano è intervenuto in ritardo, per decreto, a metterci una pezza: solo nel 2009. Il risultato è che ha aperto la porta a richieste di rimborso per tutti i bollini versati, sui supporti elettronici, dal 2000 al 2009.
La Corte d’Appello, per la prima volta, ha in effetti riconosciuto che quei bollini dovrebbero essere considerati non-dovuti e quindi i soldi, versati alla Siae, devono essere restituiti.
La Siae può sempre rivolgersi alla Cassazione, ma nel frattempo deve fare i rimborsi. I nomi dei due editori sono oscurati, nel testo della sentenza fatta circolare, ma a quanto risulta al nostro sito fanno capo al Gruppo Sole24Ore (i due editori hanno agito assieme in giudizio e la sentenza è unica).
Adesso resta da vedere se a questa sentenza ne seguiranno altre e altri rimborsi. Non è possibile però sapere quanti li hanno già richiesti. E una sentenza della Corte della Cassazione ha stabilito che sulla questione è competente la giustizia tributaria, per cui c’erano solo due anni di tempo (ormai scaduti) per fare ricorso. Uno dei primi ad agire in giudizio per la faccenda dei bollini è stata Edizioni Master, già nel 2008: “al momento aspettiamo il giudizio di Cassazione, per circa 1,2 milioni di euro, in data da destinarsi”, spiega l’avvocato dell’editore Guido Scorza. “Considerato che non ci possono essere più da anni ricorsi per ottenere indietro quei soldi, posso stimare che Siae in tutto rischia circa 5 milioni di rimborsi, da tutti i procedimenti in corso”, aggiunge.
Il “buco” poteva essere ben più grande: quando sono arrivati i primi ricorsi, Siae rischiava fino a 60 milioni di euro di rimborsi (pari a circa un decennio di bollini versati agli editori), ma poi la sentenza della Cassazione ha limitato l’impatto.