IL CASO

Booking.com nel mirino del Fisco italiano: 153 milioni di euro di evasione

Secondo le indagini della Guardia di Finanza, il colosso olandese non avrebbe versato l’imposta sul valore aggiunto su circa 700 milioni di euro di introiti nel periodo 2013-2019. L’azienda: “Approfondiremo la questione, piena collaborazione con l’Agenzia delle Entrate”

Pubblicato il 10 Giu 2021

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Guai per Booking.com. La Guardia di Finanza contesta una maxi evasione fiscale da oltre 150 milioni di euro al colosso olandese delle prenotazioni turistiche online. Gli addebiti riguardano l’Iva non versata tra il 2013 ed il 2019. L’accusa è il risultato di un’indagine condotta dal Primo gruppo del comando provinciale di Genova e di Chiavari, guidato dal colonnello Ivan Bixio e dal capitano Michele Iuorio, nell’ambito di una inchiesta coordinata dal sostituto Giancarlo Vona e dall’aggiunto Francesco Pinto. Secondo gli investigatori Booking.com avrebbe guadagnato dal 2013 al 2019 circa 700 milioni di euro su oltre 800 mila transazioni, rispetto a cui non avrebbe versato l’imposta sul valore aggiunto.

L’evoluzione dell’indagine

L’inchiesta è partita nel 2018 da una serie di accertamenti fiscali su gestori di Bed&Breakfast in particolare della zona del Levante ligure. Dall’esame dei documenti fiscali, dichiara la Guardia di Finanza, “è emerso come la società olandese era solita emettere fatture senza Iva applicando il meccanismo del ‘reverse charge‘ anche nei casi in cui la struttura ricettiva era priva della relativa partita, con la conseguenza che l’imposta non veniva dichiarata né versata in Italia”.

I militari hanno consultato le banche dati e fonti aperte e con i dati messi a disposizione dalla multinazionale e relativi alle commissioni applicate a 896.500 posizioni di clienti in Italia si è ricostruito un fatturato per un ammontare di circa 700 milioni di euro; su tale importo la società avrebbe dovuto procedere alla dichiarazione annuale Iva e versare nelle casse erariali oltre 153 milioni di euro di imposta. È invece emerso come la stessa non abbia nominato un proprio rappresentante fiscale, né si sia identificata in Italia e quindi non abbia presentato la relativa dichiarazione “pervenendo così alla totale evasione dell’imposta, che non è stata assolta né in Italia né in Olanda”.

La replica di Booking.com

“In linea con la legislazione europea in materia di Iva, riteniamo che tutte le nostre strutture partner nell’Unione Europea, incluse quelle italiane, siano responsabili della valutazione circa il pagamento dell’Iva locale e del versamento ai rispettivi governi -fa sapere l’azienda in una nota -. Confermiamo di aver ricevuto il recente verbale di accertamento Iva da parte delle autorità italiane, che verrà ora esaminato dall’Agenzia delle Entrate e che intendiamo approfondire in piena collaborazione con quest’ultima”.

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