LO STUDIO

Boom dei dati e Covid-19, Idc: “La sfida digitale è semplificare la complessità”

Secondo i dati dell’istituto di ricerca il 60% dei digital leader ritiene fondamentale sviluppare un ecosistema per creare valore nella competizione globale. Fabio Rizzotto: “Condividere dati e informazioni elemento chiave per abilitare nuovi modelli di business”

Pubblicato il 01 Set 2020

artificial intelligence machine

Sviluppare un ecosistema digitale per creare valore nella competizione globale è una priorità per oltre il 60% dei digital leader in Italia, nonostante il fatto che le organizzazioni si trovino ad affrontare ecosistemi e ambienti aziendali progressivamente più complessi a causa sia della nuova normalità generata dalla crisi Covid-19 e che i dati siano in continuo aumento in termini di volumi, multicanalità, eterogeneità e fonti. E’ quanto emerge dall’indagine realizzata da Idc in occasione del quarto evento digitale del ciclo “Digital Leaders on air”, organizzato insieme a Sap Italia e con il contributo di Hrc Community e Intel, “Nuovi ecosistemi intelligenti: dall’esperienza all’innovazione”.  L’evento si svolgerà in diretta streaming il 18 settembre dalle 15:00 alle 16:30 e sarà un’occasione per riflettere sul futuro dei processi aziendali tra automazione e rapporto uomo-macchina, e sulla prospettiva della “Intelligence Everywhere” applicata all’organizzazione aziendale e alle intere catene del lavoro.

“Idc – si legge in una nota dell’istituto di ricerche – ritiene che la decisione di ridefinire la tecnologia a supporto dei modelli di business che saranno alla base degli ecosistemi digitali del futuro sarà l’azione più importante che i leader aziendali intraprenderanno nel nuovo decennio per accelerare il ritmo della trasformazione e consentire la rapida creazione di prodotti, servizi ed esperienze digitali”.

Mentre infatti la trasformazione digitale si sta espandendo in tutto il mondo, spiega la società, le organizzazioni si trovano ad affrontare ecosistemi e ambienti aziendali sempre più complessi, per affrontare i quali serve una visione d’intelligenza completa supportata dall’automazione.

L’adozione di tecnologie avanzate di intelligenza artificiale e automazione – spiega Idc – fornisce metodi e strumenti migliori per l’integrazione, la gestione e l’orchestrazione di vecchi e nuovi ecosistemi che la futura impresa intelligente dovrà trasformare in catene del valore accelerate. Il grande flusso di dati dovrà essere raffinato e contestualizzato attraverso tecnologie di machine learning da un lato per migliorare nelle aziende e tra le filiere i processi e i flussi di lavoro, dall’altro per offrire esperienze sempre più personalizzate ai clienti.

Entro il 2022, secondo la ricerca realizzata da Idc, il 75% delle organizzazioni utilizzerà software AI-based per trasformare i processi customer-facing, con l’obiettivo ultimo di scoprire e generare insight di carattere operazionale ed esperienziale per guidare l’innovazione interna complessiva.

“Oltre il 60% dei digital leaders in Italia ritiene importante o molto importante sviluppare un ecosistema digitale per creare valore nella competizione globale – afferma Fabio Rizzotto, associate vice president, head of research and consulting di Idc Italy – E il 69% vede nella condivisione di dati e informazioni con l’ecosistema uno degli elementi chiave per abilitare nuovi modelli di business. Obiettivi sfidanti che si raggiungono lavorando su molti fronti: automazione dei processi, engagement con terze parti, trasformazione delle operation, impronta data-driven”.

“La strategia di un’impresa dipende sempre più dai dati per digitalizzare un processo, personalizzare le esperienze dei clienti e dei dipendenti, sostenere la crescita in nuovi mercati – aggiunge Fabrizio Moneta, regional head & sales director – analytics, platform and technologies di Sap Italia e Grecia – Quindi è fondamentale che la data strategy sia allineata con quella aziendale e che sia estesa a tutti i livelli dell’organizzazione. La strategia sui dati non è solo un tema tecnologico ma anche e forse soprattutto culturale visto che deve portare valore a tutte le aree di business, anche quelle più tradizionali – conlclude – Le competenze, quindi, giocano un ruolo centrale; il ricambio generazionale in parte contribuisce ma una più decisa sponsorship, governance e attenzione al change management crediamo sia indispensabile”.

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