Barriere frantumate tra mondo consumer e mondo enterprise, grazie a device mobili sempre connessi e multifunzione, tecnologie dirompenti come cloud e analisi dei Big Data, It che si trasforma in un’infrastruttura incentrata sul software: questi cambiamenti si traducono per le aziende di oggi in un chiaro imperativo, trasformare il business model e l’organizzazione interna. “Quale fattore spinge più di ogni altro verso il cambiamento del modello di business? Digital marketing, mobile e Big data”, osserva Jacques Boschung, Vice President Europe West di Emc, il colosso mondiale che supporta le aziende nella gestione, archiviazione, protezione e analisi dei dati. “Sono le risposte date dai top manager in un recente studio di Idc: gli elementi dell’It compaiono nella prima e nella terza posizione della classifica sui fattori che più creano pressione a cambiare modo di operare in azienda”.
Un esempio di come il digitale trasforma il business delle aziende? “Il concetto di churn non si applica più solo alle telco: tutti i settori ne sono impattati”, risponde Boschung. “Per esempio, le banche, che si stanno aprendo, spesso in partnership con le telco, all’offerta di nuovi servizi digitali che nulla hanno a che vedere con i loro servizi tradizionali, come lo storage di dati nel cloud per piccole e medie imprese”.
Si tratta di trasformazioni che l’industria delle banche e dei pagamenti è chiamata a fare per rispondere non solo alle richieste degli utenti ma alla pressione di nuovi attori puri del mondo digitale, che possono erodere le loro fette di mercato. Intanto l’insieme dei dati sui clienti in possesso delle aziende, come banche, telco, retail e molte altre ancora, permette di studiare l’adozione dei servizi digitali e creare nuovi servizi calibrati sulla richiesta. E’ un modo intelligente di far leva sui Big data, mentre infrastrutture agili e flessibili permettono la creazione di nuovi servizi in tempi molto rapidi.
“Per questo Emc sta offrendo alle aziende soluzioni che consentono di massimizzare le nuove tendenze della tecnologia, dai Big data al cloud computing – qui per noi l’ibrido è ideale, perché si possono tenere i dati sensibili sul cloud privato e spostare le applicazioni non-core su quello pubblico. Ed è per questo che proponiamo l’approccio Software-defined enterprise, con un It che è automatizzato, scalabile, flessibile, sicuro”, sottolinea Boschung.
Un cliente di eccellenza di Emc è il Vaticano, che ha avviato con il colosso americano il progetto di digitalizzazione dell’intero catalogo della Biblioteca Apostolica Vaticana, per un totale di 80.000 manoscritti e 8.900 incunaboli, pari a 40 milioni di pagine. Emc sta fornendo 8 petabyte di storage per permettere alla Biblioteca Apostolica di rendere accessibile il suo patrimonio e preservarlo nei secoli a venire. Il progetto, avviato nel 2013, richiederà 9 anni di lavoro e segna un eccezionale “incontro tra tradizione e innovazione”, sottolinea Boschung. Emc ha in corso diversi progetti analoghi, parte della sua “Information heritage initiative”, volta a proteggere e conservare il patrimonio informativo mondiale per le generazioni future e a renderlo globalmente accessibile per la ricerca e l’istruzione.
“Una storia di successo che ci rende orgogliosi come italiani”, aggiunge Marco Fanizzi, amministratore delegato di Emc Italia. “Anche da noi, quando citiamo cloud, Big data, Software-defined enterprise, mobile non possiamo più parlare di trend: si tratta di necessità per le aziende. Trasformare il modo di funzionare nell’organizzazione interna così come quello di operare sul mercato grazie a tecnologie avanzate è un must per competere, con le altre aziende del mondo ma anche con le pure-play del digitale e di Internet”.
L’Italia ha una grande opportunità di modernizzare il suo tessuto imprenditoriale e la sua pubblica amministrazione, continua Fanizzi. “La Pa non deve solo digitalizzarsi ma pensare all’It come a un’infrastruttura virtualizzata, basata su software, con nuovi servizi e applicazioni. Questo non solo permette di ottenere maggiori efficienze, anche di costo, ma di abilitare la condivisione delle informazioni, un elemento chiave per chi vuole fare business in Italia, e di lanciare nuovi servizi per i cittadini, quei 60 milioni di italiani che sono i veri ‘clienti’ della Pa”.