Nasce Webank, la quinta banca retail del Gruppo Bpm esclusivamente
dedicata al mercato dell'online banking. La nuova banca,
effetto della trasformazione della società di servizi We@Service,
consente al Gruppo di catturare nuovi segmenti di clientela
posizionandolo sempre più in un'ottica di “banca
nazionale”.
Per Bpm è l'occasione per definire una nuova geografia di
insediamento, aggiungendo al presidio del territorio fisico quello
del territorio “virtuale”. Webank opererà infatti
esclusivamente attraverso il canale internet e telefonico, e la sua
offerta di servizi bancari e finanziari beneficerà
dell'integrazione di WeTrade Sim, la società dedicata ai
trader evoluti recentemente acquisita dal Gruppo Bpm.
"Bpm ha deciso nell'ambito del suo piano di espansione di
andare al di la' dei confini regionali con una banca on line
– commenta Fiorenzo Dalu, dg del Gruppo -. In quest'ottica
We-Bank nasce come una banca autonoma, ma il banking on line è un
prodotto che Bpm ha già collaudato da 10 anni di attività.
We-Bank sarà una banca completa, una banca che fa tutto, e che
perciò rappresenta una reale alternativa alla banca
tradizionale".
Dello stesso avviso il dg di We-Bank, Andrea Cardamone. “We-Bank
non è un prodotto, né un conto, ma è una vera e propria banca.
Entriamo in un mercato attrattivo come quello del banking on line,
non lo facciamo come start-up ma con le spalle già grosse”.
Di fronte a queste premesse, gli obiettivi del sesto istituto del
gruppo Bpm non possono che essere ambiziosi. “Da una base di
circa 80 mila clienti (45 mila già clienti dei servizi on line di
Bpm più 35 mila ereditati a Intesa Trade, ndr), puntiamo a
raggiungere entro il 2012 oltre 120 mila clienti. Vogliamo crescere
in qualità del servizio ma con un prezzo sempre più competitivo
sul mercato”.
Obiettivi ambiziosi che però escludono l'ipotesi di quotazione
in Borsa. Oggi – ha chiarito il top manager – non abbiamo progetti
di questa natura – ha chiarito Cardamone -. Il nostro conto
economico ci permette di guardare allo sviluppo della società ma
non c'è la volontà manageriale né l'interesse
industriale a operazioni di questo tipo”.