GIUSTIZIA

Braccialetti elettronici, gara in vista per altri 10mila device

I 2mila prodotti da Telecom Italia sono tutti assegnati e ora 400 persone sono in lista d’attesa. Il ministero dell’Interno aspetta il via libera del Mise per lanciare il nuovo bando

Pubblicato il 04 Apr 2016

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Da ormai più di un anno i tribunali sono costretti a respingere le richieste di applicazione del braccialetto elettronico per le persone a cui disporre gli arresti domiciliari in sostituzione della custodia cautelare. La “lista d’attesa” al momento sarebbe di circa 400 persone, mentre sono “esauriti” i 2mila dispositivi disponibili. Proprio per questo, anticipa il Sole24ore, sta per partire una nuova gara per 10mila device: il Viminale sarebbe in attesa soltanto del via libera del ministero dell’Economia e delle Finanze per far partire l’iter.

Per il futuro delle 400 persone in attesa, intanto, sarà la corte di Cassazione a stabilire se, in mancanza di braccialetti, dovranno affrontare la custodia cautelare in carcere o potranno usufruire comunque dei domiciliari. A questi casi sono inoltre da aggiungere tutti quelli in cui il controllo a distanza può essere utilizzato in alternativa alla detenzione, su decisione del giudice che è in questo caso tenuto a motivare la sua scelta (nel caso della custodia cautelare, invece, il magistrato deve motivare il mancato utilizzo del dispositivo).

L’intesa tra Telecom e il ministero della Giustizia per il 2012-2018 prevede la fornitura contemporanea di un massimo di 2mila braccialetti, per un costo giornaliero di 12 euro per dispositivo e una spesa complessiva di 521,5 milioni di euro. Nel corso degli anni la situazione si è capovolta: se all’inizio il problema era quello della “diffidenza”, e se si temeva che non si facesse uso dei dispositivi a disposizione della giustizia, i numeri sono cresciuti rapidamente: dai 26 braccialetti attivati nei primi sei mesi del 2013, la nuova misura di custodia cautelare ha iniziato a farsi largo nei tribunali anche grazie al decreto svuota-carceri del 2013.

La quantificazione dei 2mila braccialetti che Telecom Italia si è impegnata a fornire al ministero della Giustizia risale all’accordo siglato con l’allora ministro Angelino Alfano, dopo uno studio ad hoc commissionato sull’applicabilità della misura.

Il dispositivo viene gestito dalla centrale operativa grazie a un’infrastruttura di telecomunicazioni a larga banda messa a disposizione da Telecom. Il sistema fornito dall’operatore provvede anche all’assistenza 24 ore su 24, 365 giorni all’anno (dal momento che potrebbero rendersi necessarie installazioni o controlli anche nei giorni festivi o di notte, a seconda delle necessità dell’autorità giudiziaria), e l’aggiornamento dei software agli standard più avanzati.

Il braccialetto elettronico, che si applica alla caviglia, è composto anche da una centralina, che ha la forma di una radiosveglia, che va installata nell’abitazione in cui deve essere scontata la condanna. Un device che riceve il segnale dal braccialetto e lancia l’allarme per eventuali tentativi di manomissione e in caso di allontanamento del detenuto.

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