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Bring-your-own-device: il tablet inverte i rapporti lavoro-casa

L’avvento dell’iPad ha completamente stravolto le modalità di utilizzo dei device. Le tavolette consumer sono sempre più utilizzate sul posto di lavoro e le aziende si adeguano con app e servizi personalizzati

Pubblicato il 06 Mar 2012

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Si chiama Bring-your-own-device: la consumerizzazione introdotta da Apple e esaltata dal successo dell’iPad in azienda (mentre cresce l’attesa per l’iPad3) è diventata un vero trend studiato dal mondo degli analisti e dell’impresa, visto che manager e dipendenti sempre più spesso portano i loro device da casa al lavoro, con un percorso inverso a quello seguito in passato. La chiave per trarre il massimo dalle potenzialità del tablet sul lavoro è personalizzare le app, secondo la società di analisi di Ovum.

“La domanda è se l’iPad si sia ormai guadagnato di diritto un posto fisso in azienda”, spiega Richard Absalom, analista di Ovum. “Per noi c’è ancora molta strada da fare, ma pensiamo che fornire una serie di applicazioni customizzate che sfruttano le funzionalità del tablet per i dipendenti in specifiche attività sia un buon modo per trarre il massimo dalle potenzialità del tablet”. Anzi, “l’uso crescente di negozi di applicazioni in-house indica che sempre più aziende stanno scegliendo la strada dello sviluppo personalizzato”, aggiunge Absalom.

Secondo gli analisti di Ovum, i tablet oggi non possono essere considerati in generale dei sostituti dei laptop. Anche se sono molto utili per la presentazione e il consumo di dati, il form factor del tablet e il suo touchscreen rendono molto difficile usare le applicazioni per la produttività come i programmi word o i fogli excel. Il vero valore invece può arrivare dall’uso di applicazioni specificamente disegnate per specifici ruoli all’interno dell’azienda.

Ovum prevede che ci saranno oltre 235 milioni di tablet in circolazione entro il 2016 e quindi il tema del “bring- your-own-device” continuerà ad essere attuale per diversi anni. Molte aziende però stanno commettendo l’errore di adottare i tablet semplicemente per soddisfare il desiderio di tecnologie “à la page” da parte dei loro dipendenti o manager, senza considerare una vera business case.

“Per la maggior parte delle aziende è un processo top-down”, spiega Absalom. “Il ceo o un altro top executive ha un iPad per uso personale e decide di volerlo usare anche in ufficio. E’ difficile per il dipartimento It dire di no quando è il ceo a fare una richiesta e così si aprono le porte all’ingresso di altri tablet nell’azienda”.

In alcuni casi però Ovum nota una risposta più strutturata e creativa da parte dei chief information officer, che cercano di adottare i tablet per funzioni specifiche, sfruttando in modo attivo questo particolare form factor e fornendo una serie di applicazioni personalizzate.

Per tutti- comprese le aziende che non trovano per ora un valore aggiunto nell’uso del tablet in ufficio ma consentono ai dipendenti di portare il proprio device da casa – sarà comunque necessario, conclude Ovum, sottomettere i tablet alle regole della sicurezza e della corporate mobility. “Le aziende devono assicurarsi che i tablet usati dai loro dipendenti non rappresentino un rischio per i dati aziendali”, osserva Absalom. “L’adozione dei tablet dovrebbe essere considerata come parte di una più ampia policy di enterprise mobility: come è regolato l’uso degli smartphone così deve esserlo quello dei tablet, a tutela delle informazioni sensibili”.

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