BT ha annunciato l’intenzione di dividere in due a partire da settembre la divisione BT Retail, che sarà così trasformata in due business unit separate: BT Consumer e BT Business. Secondo BT la scissione della divisione Retail consentirà di servire meglio la clientela e di concentrare maggiormente il business sul raggiungimento delle priorità strategiche. In particolare, fra gli obiettivi dichiarati ci sono la spinta di nuovi servizi consumer a banda larga e diventare il brand di riferimento per il business delle pmi nel Regno Unito.
Nel quadro della ristrutturazione, John Petter, attuale managing director della Consumer unit in seno a BT Retail, è stato nominato Ceo di BT Consumer, mentre Graham Sutherland, attuale managing director della Business unit in seno a BT Retail, è stato nominato Ceo di BT Business. I due manager riporteranno a Gavin Patterson, Ceo di BT Retail, e continueranno a farlo da settembre, quando Patterson prenderà il posto di Ian Livingston (nella foto) come Ceo di BT Group. Petter e Sutherland entreranno inoltre nel comitato operativo dell’azienda a partire da settembre.
Tagli, fibra ottica e servizi tv: è questa la ricetta con cui British Telecom è riuscita ad arginare la perdita di business, a reagire alle sfide del mercato delle telecomunicazioni e rimettere in sesto i conti. Il Ceo Ian Livingston – che a settembre lascerà il posto a Gavin Patterson, attualmente capo della divisione retail – si è adoperato in cinque anni per abbattere i costi, far salire gli utili e investire nelle aree capaci di garantire un futuro all’ex monopolio di Stato.
I risultati del trimestre terminato il 30 giugno non sono esaltanti, ma vanno messi a confronto con i due profit warning emessi da Livingston a inizio gestione. Le revenues scendono solo dell’1% rispetto allo stesso trimestre del 2012 e sono pari a 4,45 miliardi di sterline (l’anno scorso erano in calo del 5%); l’Ebitda è di 1,44 miliardi di sterline, con un calo di circa l’1%, meno di quanto previsto dagli analisti di Bloomberg. L’utile pre-tasse scende del 16% a 449 milioni di sterline, ma l’utile adjusted sale del 5% a 595 milioni; scende anche l’earning per share (-17% a 4,4 pence), ma quello adjusted sale del 5% a 5,9 pence.