BT Italia taglia 202 unità su un totale di 950 addetti, 70 solo su Roma: sono già state aperte le procedure di mobilità, anticamera dei liceziamenti.
Il piano rientra nel processo di ristrutturazione della divisione Global Services di Bt, annunciato l’11 maggio dal Gruppo di tlc britannico. “In considerazione anche di una contrazione del mercato italiano dei servizi di telecomunicazione e della forte competizione che lo caratterizza da anni, il piano assegna prioritariamente risorse ai segmenti di business in crescita, con l’ambizione che BT continui ad essere un datore di lavoro responsabile e il partner preferito dei clienti italiani”. La branch italiana della multinazionale britannica delle tlc è stata nei mesi scorsi al centro di uno scandalo.
BT fa sapere che “si adopererà per minimizzare gli effetti dell’implementazione del piano sui propri dipendenti e sulle loro famiglie e si augura di poter avviare un costruttivo percorso di confronto con le rappresentanze sindacali”.
Preoccupazione dai sindacati. Per Riccardo Saccone, segretrario della Slc Cgil di Roma e Lazio, il caso BT è la dimostrazione di come “sia saltato il patto tra aziende e sindacati nelle Tlc, patto che in questi anni aveva evitato licenziamenti, aveva messo in campo accordi coraggiosi e anche permesso di avviare percorsi di riqualificazione professionali interessanti”.
“Con il venire meno di questo patto – spiega Saccone a CorCom – si tagliano le gambe a un settore strategico che gioca un ruolo essenziale nello sviluppo della banda ultralarga e anche sull’implementazione del piano Industria 4.0”.
La Fistel Cisl “è pronta ad affrontare la crisi con soluzioni che evitino il dramma sociale dei licenziamenti, mentre l’azienda insiste nel voler perseguire la strada degli tagli solo ed esclusivamente sulle spalle dei lavoratori. Faremo tutto il necessario per evitare che ciò avvenga, quindi tutti gli attori coinvolti dovranno fare la propria parte, comprese le Istituzioni che non possono rimanere a guardare lo svolgimento di tale dramma”.