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Business da mobile enterprise. Il digitale fa bene alle vendite

Il mercato cresce del 53% in tre anni ma il fenomeno viaggia ancora a due velocità. Bene le grandi imprese, a rilento invece il sistema Pmi

Pubblicato il 21 Nov 2015

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Cifre da capogiro per il mercato della mobile enterprise: dai 2,2 miliardi di euro del 2014 agli oltre 3,3 miliardi previsti per il 2017. Una crescita del 53% in tre anni. Tanto valgono le soluzioni digitali per la mobilità dei dipendenti. “Nel 2015, grazie a smartphone, tablet e app – sottolineano Marta Valsecchi e Paolo Catti, direttori dell’Osservatorio Mobile Enterprise della School of Management del Politecnico di Milano – le aziende hanno recuperato circa 10 miliardi di euro in produttività all’interno dei loro processi di business”.

Il mondo delle vendite e dell’assistenza tecnica sono tra i primi a beneficiare delle soluzioni digitali. “I costi delle attività legate alla vendita – prosegue Paolo Catti – possono diminuire tra i 2,5 e i 6,5 euro per ogni ordine ricevuto dai clienti. Ma anche chi si occupa, per esempio, di manutenzioni può recuperare fino a 40 euro di produttività per ogni intervento”. La mobile enterprise si propone, quindi, come strumento per supportare le imprese a migliorare l’efficienza interna e la loro efficacia nel business. Clienti più soddisfatti e redditività salvaguardata rappresentano l’anello finale della frontiera digitale attenta ai mobile worker. In questo modo l’organizzazione aziendale aiuta i venditori a minimizzare gli spostamenti e a ottimizzare l’agenda. Gli addetti alle manutenzioni, invece, possono contare su tempi operativi ridotti e gli addetti alla gestione amministrativa godranno di rapportini compilati digitalmente: niente più errori di digitazione e interpretazione delle scritture di ciascuno e tempi di fatturazione più veloci. In Italia la mobile enterprise fotografa una realtà a due velocità: quella delle grandi e medio-grandi aziende e quella delle PMI. Le prime, culturalmente predisposte e, di solito, più strutturate anche da un punto di vista finanziario, hanno avviato progetti che, via via, hanno preso sempre più consistenza. Le seconde, invece, risultano riluttanti, tanto che le soluzioni di mobile enterprise stentano a decollare. Qualche dato aiuta a comprendere l’entità del fenomeno nelle sue componenti negative. La ricerca svolta dall’Osservatorio su un campione significativo di aziende rivela che poco più del 25% delle PMI interpellate investirà in progetti ICT a supporto dei mobile worker dell’azienda.

Ma non è tutto. Poco meno del 25% delle PMI non dispone di alcun mobile device (notebook, smartphone o tablet), solamente il 25% utilizza mobile biz-app, mentre il 60% dichiara disinteresse per le app a supporto delle attività di business. Anche questo è un ulteriore indicatore delle carenze gestionali delle nostre PMI. Forti sugli aspetti tecnici del prodotto, i nostri imprenditori lo sono meno su quelli gestionali, troppo spesso trascurati in chiave di innovazione. Manca la consapevolezza che la sfida competitiva non è limitata al prodotto, ma comprende anche processi lavorativi più agili, flessibilità decisioni più tempestive. E il sistema – dalle associazioni di categoria ai professionisti che abitualmente seguono le aziende – non riesce a suscitare il dovuto interesse su questi temi e ad alfabetizzare a dovere la classe imprenditoriale. Come spiegare la scarsa attenzione delle PMI per la mobile enterprise? “Due le ragioni principali – spiega e conclude Marta Valsecchi – che ostacolano la diffusione delle soluzioni di mobile enterprise. Innanzi tutto i budget destinati all’ICT sono limitati e in contrazione da anni e, spesso, coprono solamente i costi di manutenzione. La seconda ragione è dovuta alla mancanza di una vera e propria Direzione IT, in grado di indirizzare le imprese sulla strada dell’innovazione tecnologica”. La mediazione culturale del nostro Paese diventa un problema da affrontare sia in termini di rinnovamento del pensiero, sia di ricambio, non necessariamente generazionale.

Nel mercato della Mobile Enterprise esiste, però, un ecosistema dinamico di attori, composto dalle grandi multinazionali ICT e da piccole e medie realtà specializzate sul mobile, senza dimenticare le Startup innovative. Da questi soggetti proviene l’impulso all’innovazione continua attraverso soluzioni che influenzano i modelli organizzativi e di business delle aziende. Tra queste spiccano: la firma elettronica, i wearable device (NdA: dispositivi indossabili dagli utenti dotati di microprocessori collegabili ad altri device o direttamente a internet), i software di realtà aumentata, i mobile POS, l’internet delle cose. La digital transformation è ormai una realtà.

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