Un’e-mail di cinque righe per mettere fine alle trattative. Ha scelto una modalità inconsueta e informale l’ad del Fondo strategico (Fsi) di Cdp, Maurizio Tamagnini, per comunicare a Marco Patuano che Cdp e Fsi non erano in grado di procedere sul progetto della rete in fibra viste le condizioni prospettate da Telecom Italia. Altro che “apertura” da parte del presidente di Cdp Franco Bassanini dunque. Altro che mano tesa a Telecom. La verità, scritta nero su bianco in un messaggio di posta elettronica, è che la questione del 51% di maggioranza su cui si è impantanata da mesi la discussione non è stata sciolta. Ma non sono state sciolte molte altre questioni: quella della governance, quella del peso delle azioni in capo a ciascuno degli azionisti, quella della partecipazione di altre telco nella newco. Insomma niente di niente, nonostante gli sforzi del governo Renzi sul piano ultrabroadband per spingere gli operatori ad accelerare sugli investimenti.
Telecom dunque ballerà da sola: l’azienda ha peraltro dato vita ad una struttura ad hoc che si occuperà specificamente dei progetti in Ftth/b capitanata da Carlo Filangieri e facente capo alla divisione Operations a guida di Roberto Opilio. E anche in merito alle risorse messe in campo – 500 milioni per cablare 40 città – giudicate da molti insufficienti per ottenere risultati soddisfacenti, l’azienda ha pronta la risposta: “Valuteremo se alzare la proposta di investimento per il piano fiber to the home in 40 città, in base anche alla risposta che riceveremo dai nostri clienti”, ha detto il presidente Giuseppe Recchi.
Dunque si procede step by step sulla base delle effettive esigenze del mercato, adattandosi di volta in volta alla specifica domanda: questa è la strategia di Telecom per la fibra. E riguardo al niet di Cdp Recchi preferisce il no comment. “Ne parleremo ad cda del 7 maggio”, ha detto il presidente a Torino in occasione della presentazione di “Digital Championship, talenti digitali in emersione”. “Abbiamo sempre detto stiamo facendo un grandissimo piano di investimenti e siamo concentrati a fare quello nell’interesse della società e del Paese poi qualunque altra opzione che possa accelerare noi la consideriamo ma sempre preservando la capacità di creare valore di un’azienda che deve operare sul mercato con dei ritorni”. Recchi ha inoltre ricordato che l’azienda punta a coprire entro il 2017 il 75% del paese con banda ultralarga fissa e il 95% con banda ultra larga mobile. “Entro un anno e mezzo arriveremo al livello degli altri paesi per quanto riguarda la banda larga”, aggiunge.
“Dobbiamo fare solo cose che abbiamo una razionalità industriale e finanziaria non possiamo fare cose ideologiche – aggiunge – siamo totalmente allineati con i programmi con il governo e totalmente impegnati a raggiungere gli obiettivi comunicati alla comunità finanziaria che sono gli stessi dell’esecutivo cioè banda ultra larga diffusa in molte regioni”.
Intanto il governo procede con la nuova consultazione sulla banda larga, al via nei prossimi giorni ha annunciato ieri il Mise. Mentre per il momento restano ancora al palo i decreti attuativi: ci sono da sciogliere le riserve sulle coperture finanziarie.