“Abbiamo in programma un importante investimento informatico per rendere tutta la nostra posta tracciabile. E’ un servizio che già oggi offriamo per alcune categorie di corrispondenza e di pacchi. Puntiamo a una tracciabilità completa. Anche per questo i piani industriali si fanno a cinque anni e non a tre settimane”. Lo afferma Francesco Caio, amministratore delegato di Poste Italiane, in un’ intervista al Corriere della Sera.
Caio spiega che per i prossimi cinque anni immagina un’ azienda “più semplice, più sostenibile e più strategica per il Paese. Un’azienda che, attraverso uno sviluppo inclusivo, dovrà accompagnare l’Italia nel passaggio dall’ economia analogica a quella digitale. Un salto non più rinviabile perché chi governa l’innovazione è su un sentiero di crescita mentre chi ne resta fuori è condannato al declino”. Quanto al servizio universale, sottolinea: “Sono le esigenza del cliente ad essere cambiate. Dieci anni fa le famiglie italiane spendevano per la corrispondenza 6 euro al mese, oggi siamo scesi a 2. Il cittadino non chiede più che la posta arrivi tutti i giorni ma vuole la certezza che sia consegnata ed è disposto a pagare un po’ di più perché arrivi prima. Si tratta di applicare la stessa logica che gli italiani hanno sperimentato e apprezzato con Amazon, dove se vogliono ricevere il pacco in tempi più rapidi pagano di più. Non posso entrare nei dettagli per rispetto del regolatore, l’Autorità garante delle comunicazioni che ci sta accompagnando in questo processo. Tuttavia faccio notare che senza interventi correttivi, nel giro di tre anni, il servizio universale aprirebbe un buco di 1,5 miliardi di euro l’ anno. Non sarebbe una perdita di Poste ma collettiva perché lo Stato poi dovrebbe ripianarla. Anche questi sono soldi dei cittadini”.
“Oggi abbiamo nove tratte aeree notturne per la gestione di una posta che è tutta prioritaria. In termini puramente aziendali si direbbe che non è più possibile mantenere in equilibrio costi e ricavi – spiega ancora l’Ad di Poste Italiane -. Nel nostro caso le nuove regole del servizio universale rendono possibile disegnare un sistema logistico piu’ efficiente e allineato alle mutate esigenze dei cittadini”.
Rispondendo a una domanda sulla privatizzazione, Caio spiega: “Al momento l’azionista non ha indicato una finestra temporale così precisa. L’obiettivo indicato è quello del 2015 e noi ci stiamo lavorando. Nell’ambito di un progetto che, come noto, prevede per lo Stato la conservazione della maggioranza”.
E sull’ occupazione afferma: “Confermo che non ci saranno licenziamenti ma è chiaro che dovremo riqualificare e spostare su nuovi settori una parte dei nostri dipendenti. Penso, ad esempio, all’offerta di prodotti finanziari leggermente più rischiosi di quelli che abbiamo offerto finora. Su questo stiamo valutando possibili partnership sia con le banche sia con grandi imprese di asset management. Ma penso anche a un diverso impiego del risparmio privato. Noi non prestiamo soldi ai cittadini o alle imprese. Ma con gradualità cominceremo a guardare a fondi infrastrutturali e fondi di credito di impresa che, con percentuali molto piccole, potranno entrare nei nostri portafogli di impiego creando un ponte fra il risparmio delle famiglie e l’economia reale”. Un po’ come fa oggi la Cassa depositi e prestiti, ma “con una differenza – conclude Caio -: Cdp entra nel merito dei progetti, noi no. Ma in un Paese più moderno le imprese devono trovare diverse fonti di finanziamento. E noi siamo qui anche per questo”.