Da una parte ci sarà bisogno di rivedere i criteri con cui vengono assegnati i proventi dei diritti televisivi alle società di calcio di serie A. Ma dall’altra sarà fondamentale, per evitare di incorrere di nuovo in “accordi” tra Pay Tv – e per aumentare gli incassi – cambiare anche le modalità di vendita dei diritti televisivi, come sottolinea a CorCom Augusto Preta, ceo di ItMedia Consulting. Per riuscirci sarà necessario rifromare la legge Melandri, che ha sancito il passaggio alla contrattazione collettiva dei diritti, che risale al 2008 e che dà ormai segni di esserre inadeguata alla situazione.
A scatenare l’effetto domino che potrebbe portare nel giro di poco tempo a cambiamenti sostanziali nell’assegnazione dei diritti Tv per il campionato di serie A, se possibile fin dalla prossima edizione dell’asta, che riguarderà i campionati da 2018 in poi, è stata la recente sentenza Antitrust che ha condannato Mediaset a una sanzione di 51 milioni di euro, multanto anche Infront (9 milioni), Sky (4 milioni) e Lega Calcio (2 mln) per “accordi lesivi della concorrenza”. Una sentenza contro la quale Mediaset ha annunciato ricorso, ma che evidenzia i limiti di un meccanismo che il Governo, stando alle anticipazioni di Repubblica, ha ormai intenzione di riformare, mettendo mano alla legge Melandri. Il tagliando alla legge si avvarrà anche di una proposta di legge parlamentare firmata da due deputate del Pd, Lorenza Bonaccorsi e Daniela Sbrollini.
Secondo i rumor che hanno iniziato a circolare sulla riforma, la quota dei diritti televisivi da ripartire equamente tra tutte lo società del campionato di serie A passerà dal 40% al 50% del totale, mentre il 30% assegnato in proporzione dei bacini di utenza non sarà più calcolato a seconda del numero di tifosi, ma del numero di abitanti della città in cui ha sede la squadra. Un provvedimento che potrebbe sollevare le perplessità delle società che contano una fetta importante dei propri tifosi in tutta Italia, a partire da Juventus, Inter e Milan. La nuova legge inoltre istituirà più controlli sulla Lega calcio, che finora ha piena autonomia gestionale sull’asta per i diritti, e potrebbe prendere in considerazione di mettere mano anche al “bonus” di 40 milioni di euro destinato alle casse delle squadre che retrocedono.
“La decisione dell’Antitrust dimostra inequivocabilmente come il modello attuale di vendita necessiti di una riforma radicale – sottolinea Augusto Preta – Dobbiamo prendere esempio da quanto avviene negli altri Paesi, o per la Champions league – prosegue – con i diritti Tv gestiti e assegnati sì in maniera collettiva, ma sempre più suddivisi a pacchetti e in modalità esclusiva multipiattaforma. E’ prematuro dire oggi come potrebbero essere suddivisi i pacchetti, ma è lampante che questa modalità darebbe vita a un processo competitivo che consentirebbe introiti più elevati, grazie a un numero più alto di partecipanti per lo stesso prodotto. Procedura che avrebbe come conseguenza un minor rischio di accordi tra i concorrenti”.