“Su questa partita ci giochiamo tutto. Digitalizzazione e innovazione non sono temi tecnici, ma altamente politici, proprio come lo è stata l’internazionalizzazione negli anni scorsi. Sono fenomeni disruptive, rispetto ai quali bisogna evitare il rifiuto della modernità. Non bisogna mai raccontare che sono fenomeni positivi per definizione. Il digitale è stato guardato sotto la lente efficientistica, ma in realtà è l’elemento di saldatura tra presente e futuro. Il lavoro manuale non sparirà, ma bisogna accompagnare il cambiamento e l’aggiornamento delle competenze. Dobbiamo parlarne in maniera seria e non ideologica. Tutta la classe riformista dell’Occidente è stata messa in discussione dal populismo, e sul digitale c’è bisogno di evangelizzazione non ideologica, ma concreta”.
Lo ha detto Carlo Calenda, ministro per lo sviluppo economico, partecipando al seminario “Agenda digitale, industria 4.0, Digital single market”, organizzato da Fondazione Astrid e Assonime, l’associazione fra le società italiane per azioni, per la discussione sul rapporto “Mercato unico digitale: le sfide per la politica pubblica in Italia”. Ai lavori, moderati da Franco Bassanini, presidente di fondazione Astrid, hanno partecipato Stefano MIcossi, direttore generale di Assonime, Elio Catania, presidente di Confindustria digitale, Alfonso Fuggetta, presidente di Cefriel e Antonio Samaritani, direttore generale dell’Agenzia per l’Italia Digitale.
“Il digitale – prosegue il ministro – è un grande abilitatore orizzontale. Cambia tutto in modi imprevedibili: nel manifatturiero industriale c’è ancora incertezza su quale tecnologia prevarrà e in quale ambito. Per questo abbiamo costruito un piano nazionale industria 4.0 integralmente contenuto nella finanziaria, tecnologicamente neutro, che non definisce tecnologie ma ambiti tecnologici. E’ orizzontale, e si basa integralmente su incentivi fiscali, che lavorano sul driver degli investimenti, di stimolo e vantaggio fiscale”.
Entrando nel merito del piano, “lo abbiamo articolato sulla base dell’evoluzione del superammortamento – ha detto il ministro – che lavora al 250%, grazie al quale il 36% del bene acquistato è assorbito dalla minore tassazione, raddoppiato gli incentivi per la ricerca, rinnovato la legge sabatini, esteso il fondo di garanzia di un miliardo di euro, che riusciranno a generare 25 miliardi di credito alle piccole e medie imprese, un pezzo importante di questa rivoluzione. Convergiamo sull’idea che oggi il tema economico fondamentale è investire, e un pezzo significativo del piano è sulle competenze. Dipenderà prima di tutto dalla propensione a investire delle aziende”.
Si tratta di costruire un modello diverso di politica industriale, “anche per la governance di questo processo – dice il ministro – c’è stato un cambio di strategia. Abbiamo una cabina di regia che si riunisce una volta all’anno e si confronta su risultati quantitativi. Si vedrà ciò che ha funzionato ed eventualmente si cambierà ciò che non ha funzionato”.
Capitolo banda ultralarga: “Siamo partiti nella aree bianche, ma la partita ce la giochiamo sulle aree grigie, dove sta la maggior parte delle imprese – sottolinea Calenda – Abbiamo pensato anche a mettere in ammortamento accelerato gli investimenti degli imprenditori che decidono di investire sull’ultimo miglio”.