IL PROTOCOLLO

Call center, dall’estero solo il 20% delle chiamate

Il ministro Calenda presenta ai sindacati il Protocollo di autoregolamentazione per l’outsourcing con cui 13 grandi committenti si impegneranno a svolgere l’80% delle attività in Italia e a mantenere un equo costo del lavoro. Soddisfazione della Uilcom: “Azione postiva, ora avanti sull’applicazione della clausola sociale”

Pubblicato il 03 Mag 2017

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Riqualificare il settore dei call center in outsourcing e mettere un freno alle delocalizzazioni. E’ questo l’obiettivo del “Protocollo di autoregolamentazione sulle attività di call center in outsourcing” che 13 grandi società committenti che rappresentano circa il 60% del mercato di riferimento si apprestano a varare (tra esse Tim, Vodafone, Wind Tre, Enel, Eni, Poste). Il documento è stato presentato oggi ai sindacati dal ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda mentre è prevista per domani – 4 maggio – la presentazione ufficiale.

Tra i punti qualificanti del Protocollo figurano l’impegno a svolgere almeno l’80% delle attività in Italia (chi è già sopra tale soglia non potrà ridurla, mentre dovrà essere aumentata da chi ancora non la raggiunge), di tenere come riferimento nelle gare d’appalto il costo del lavoro medio calcolato secondo tabelle da definirsi in ambito Ministrero del Lavoro con i sindacati, di promuovere quegli elementi che valorizzino la qualità del servizio offerto.

Nero su bianco anche l’intenzione di avviare una cabina di regia congiunta tra rappresentanze delle imprese, sindacati e Mise per il monitoraggio dei risultati del Protocollo e per la definizione dei requisiti che formeranno oggetto di una “certificazione” delle imprese stesse, una sorta di “bollino blu” che testimoni il livello delle “buone pratiche” da esse adottate e che sia di riferimento per l’intero settore.

Per la Uilcom, che ha espresso un primo giudizio positivo al testo, si tratta di “un’azione che, in quanto autopromossa dalle aziende stesse, sembra sulla carta in grado di dare al settore alcune regole chiare che fino ad oggi non erano presenti, mentre vanno al contempo promosse ed applicate quelle già esistenti, prima tra tutte la clausola sociale”.

“Una volta capiti meglio e fino in fondo tutti i punti del Protocollo sarà necessario lavorare costruttivamente con tutte le parti coinvolte per valorizzare quella cabina di regia che dovrà monitorare i risultati e valutare eventuali azioni correttive, nello spirito condiviso di salvaguardare il settore e tutti i lavoratori che vi operano nelle cornici previste dal Ccnl di riferimento”, conclude la Uilcom.

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