Salvi gli addetti al call center di Catania della commessa Vodafone, prima gestita da Almaviva Contact. Ma ancora nubi sul futuro degli operatori del numero di pubblica utilità0 1500 del ministero della Salute, istituito per l’emergenza Covid.
La commessa Vodafone
In occasione di un incontro con Slc, Fistel, Uilcom e le Rsu, l’azienda subentrante Gpi si è detta disponibilile all’assunzione di tutto il perimetro occupazionale operante sulla commessa alle medesime condizionie conomiche e contrattuali.
“Ai 397, tra lavoratrici e lavoratori coinvolti, sarà offerto un contratto a tempo indeterminato a partire dal 30 gennaio 2023, senza periodo di prova, con il mantenimento di anzianità convenzionale, art.18, livello, profilo orario”, spiegano i sindacati.
Il caso del numero di pubblica utilità 1500
I sindacati, dichiarando soddisfazione per la piena applicazione della clausola sociale del personale operante sulla commessa Vodafone, hanno espresso al contempo “profonda preoccupazione” per il personale che ad oggi risulta in forza sulla commessa 1500, il numero di pubblica utilità del Ministero della Salute istituito per la gestione dell’emergenza sanitaria Covid.
La commessa 1500, il numero di pubblica utilità del Ministero della Salute istituito nel periodo dell’emergenza sanitaria, occupa circa 500 lavoratrici e lavoratori in tutta Italia, tra i siti produttivi di Almaviva di Palermo, Catania, Rende, Napoli e Milano.
Il prossimo 31 dicembre, salvo diverse comunicazioni del Ministero della Salute ad oggi non pervenute, terminerà la sua operatività. Almaviva Contact ha già comunicato che tutto il personale coinvolto sarà collocato in cigs al 100%.
Nell’incontro tecnico svolto lo scorso 7 dicembre tra le organizzazioni sindacali, il Ministero del Lavoro, il Ministero delle Imprese del Made in Italy, il Ministero della Salute al fine di affrontare congiuntamente la vertenza, il sindacato aveva espresso tutte le preoccupazioni sui gravi rischi occupazionali che potrebbero determinarsi, a partire proprio dalla commessa 1500 in capo al Ministero della Salute.
“In quella occasione il dicastero della Sanità aveva comunicato di voler valorizzare le competenze acquisite in questi 3 anni, trasformando il servizio 1500 in un numero di pubblica utilità da dedicare a campagne vaccinali, prevenzioni sanitarie per malattie virali endemiche, traguardando continuità lavorativa per almeno 100 fte (full time equivalent) – fanno sapere i sindacati – Tenuto conto che il percorso descritto prevede una tempistica di realizzazione non di breve periodo, il Ministero si era impegnato a prorogare il servizio 1500”.
Ad oggi, 28 dicembre, a soli 3 giorni dalla scadenza nessuna proroga del servizio 1500 è stata comunicata, pertanto Almaviva Contact ha confermato che i lavoratori in questione saranno collocati in cigs a zero ore.
“Le Segreterie nazionali di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil stigmatizzano il comportamento del Ministero della Salute. È inaccettabile che lavoratrici e lavoratori che nel pieno dell’emergenza sanitaria, con professionalità ed abnegazione, hanno rappresentato la “voce” dello Stato per i cittadini italiani vengano abbandonati dallo Stato stesso – sottolineano i sindacati – Dal 1° gennaio questi lavoratori saranno collocati in ammortizzatore sociale, ma ancor più grave è la mancanza di una prospettiva occupazionale concreta per il futuro”.
“Non lasceremo intentata alcuna strada, a partire dal chiedere l’intervento dei massimi rappresentanti dello Stato. Quanto si sta consumando in queste ore non trova altra definizione che “vergogna di Stato”. Un committente pubblico che dopo aver utilizzato, per oltre 2 anni, centinaia di lavoratori li condanna ad ammortizzatori sociali prima ed alla disoccupazione poi. Il governo si faccia carico del destino delle lavoratrici e dei lavoratori di Almaviva, convocando un tavolo d’urgenza e richiamando a responsabilità tutte le committenti, a partire da quelle pubbliche”.