Il 5G, una partita irrinunciabile. Per il manifatturiero, l’Internet delle cose, il turismo, l’automotive. Ma anche per chi deve giocarla in primo piano, come le Tlc: che con l’affermazione della nuova tecnologia potranno contare su nuove fette di ricavo. Per l’Italia, soprattutto a ridosso della crisi di governo, si tratta di una sfida contro il tempo. Lo spiega Carlo Cambini, docente di Ingegneria Gestionale al Politecnico di Torino.
Professor Cambini, che tempi ha di fronte l’Italia?
Direi che servirebbe concentrare gli sforzi, nonostante le tensioni politiche, per dare gambe alle strategie che puntano a sviluppare le tecnologie digitali. Che permettono lo sviluppo di ogni settore, dall’industria manifatturiera al turismo stesso. Fermarsi sarebbe un grave errore. Il 5G fa parte di questo processo, ma serve un grosso impegno. L’Uk di Theresa May ha deciso di stanziare circa 700 mln di sterline per finanziare i test e eventuali attività complementari al 5G.
Sta dicendo che l’intervento dello Stato è centrale.
Si tratta di tecnologie che richiedono un certo tempo di sperimentazione e implementazione. Per le frequenze oggi a disposizione – dai 2,3 Ghz in su – gli investimenti infrastrutturali sono rilevanti, e questo perché richiedono un grande numero di antenne. Se il costo viene lasciato tutto alle imprese senza contributo pubblico anche la fase di sperimentazione tenderà a rallentare i tempi.
Quindi: frequenze più alte, costi più alti?
La banda 700 Mhz richiede minori investimenti, rispetto alle fasce di frequenze più alte, proprio perché dà la possibilità di implementare un minor numero di “frequenze di antenne”: i costi verrebbero oltretutto ammortizzati dal fatto che esistono già infrastrutture sulle 800 Mhz. Tutto questo rende l’investimento più sostenibile per un operatore.
Ma le 700 Mhz sono occupate dalle Tv e i nodi sono tanti.
E’ così. Se gli operatori avessero già a disposizione le frequenze 700 Mhz potrebbero effettuare maggiori sperimentazioni e eventualmente eventuali commercializzazioni. Ma chiaramente più tempo ci vorrà per rilasciarle più gli operatori tenderanno a diluire nel tempo gli investimenti in 5G. In realtà il blocco delle 700 Mhz sembra si stia risolvendo, grazie anche al forte interessamento di alcune figure chiave. Un fatto molto positivo.
E’ così necessario che le telco investano nel 5G?
Sì, perché permetteranno di accedere a nuove fonti di ricavo dal momento che abilitano servizi nuovi per i quali oggi le telco non hanno introito. Col 4G vengono venduti voce, dati ecc: qualunque altra attività che ricalca questi business cannibalizzerà i precedenti ricavi. Se invece posso investire su nuove potenzialità che mi permettono di abilitare nuovi servizi per esempio nel campo dei trasporti, o della domotica, apro un nuovo mercato e accedo a nuove fonti ricavo.
Rallentare lo sviluppo del 5G potrebbe al contrario presentare dei vantaggi?
Il lato “no” può esser rappresentato dal fatto che si tratta di una tecnologia non ancora matura, basata su frequenze di fatto non immediatamente disponibili. Quindi i nuovi investimenti rischiano di esser visti come “cannibali” degli investimenti sul 4G non ancora ammortizzati.
Ma le telco possono evitarlo?
Possono solo rimandarlo. Se la tecnologia va avanti rimanere dfermi può avere un prezzo alto, in termini di posizionamento di mercato. Se non è possibile cavalcarla subito serve comunque tenersi pronti.
La questione degli standard quanto pesa sullo sviluppo del 5G?
Sarà cruciale dal momento che le applicazioni saranno molteplici: il rischio che si può venire a creare dunque sarà quello di una forte segmentazione del mercato. Sarà interessante vedere che tipo di coordinamento verrà intrapreso a livello globale sugli investimenti in standard. Con il Gsm le cose andarono in maniera diversa: il coordinamento europeo permise uno slancio immediato della tecnologia. Ora il campo su cui si gioca è globale e i player sono Usa, Europa, Asia. Di fatto il mercato sa riconoscere gli standard migliori e anche se stando ai numeri la Cina vince non è detto che la ricerca e il mercato premino necessariamente quest’area. Usa e Europa sono leader nella ricerca tecnologica.