C’è un “duplice obiettivo” nel futuro immediato della Rai, “conquistare la fiducia di chi usa prevelentemente la rete e il mobile e non dimenticare chi si trova più a proprio agio con la fruizione tradizionale”. In questo modo, “la vocazione sociale e quella aziendale della Rai possono coincidere”, perché significa non solo “sostenere la fiducia del pubblico intorno al marchio”, ma anche aiutare l’Italia a superare un digital divide che “sta spezzando l’Italia”.
Così Antonio Campo dall’Orto, direttore generale della Rai, racconta il senso della direzione che la Rai sta prendendo, nel segno della trasformazione digitale. Su tutto, cita il recente accordo con Netflix per Suburra come simbolo del cambiamento.
L’accordo segnala infatti un “nuovo pilastro” su cui la Rai sta lavorando: “mettere tutti, cittadini, operatori, nelle condizioni di viviere la Rai come un partner”. Ossia farsi piattaforma con cui l’azienda dà un nuovo senso al concetto di connessione e contatto con il proprio pubblico. “La Rai entra in un panorama in cui ormai i messaggi sono non più da uno a molti, ma da molti a molti, grazie alla tecnologia che è parte integrante della quotidianità.
Di qui deriva “uno dei nostri compiti principali: portare innovazione al fine di includere e non escludere, promuovendo l’alfabetizzazione digitale”. La Rai può svolgere un ruolo centrale per combattere l’analfabetismo digitale, con iniziative di comunicazione dedicate alla formazione digitale dei cittadini; al tempo stesso, la Rai sceglie di seguire le nuove esigenze del pubblico e così “rafforza il ruolo di editore di servizio pubblico che genera contenuto rilevante e lo distribuisce su tutte le piattaforme, nel percorso in cui ci trasformiamo in media company”.
Insomma, c’è un doppio binario nel futuro della Rai: guardare ai vecchi e nuovi utenti, come due dimensioni che però non restano separate ma possono convergere in una stessa visione di sviluppo digitale del Paese.