“Oggi siamo finalmente di fronte all’opportunità di offrire alle persone quello che chiedono: più scelta e qualità nei servizi che usano per spostarsi. Le nuove tecnologie possono e devono consentirlo seguendo regole fatte per tutelare i consumatori e che aprano alla concorrenza nel settore”. Lo afferma Uber nella sua prima posizione ufficiale dopo “la rivolta dei taxi”. “Solo in questo modo – spiega il portavoce della società – sarà possibile avere servizi più economici e creare lavoro. Ci auguriamo che il governo ascolti anche le voci dei cittadini e dei consumatori”.
Intanto oggi la Camera ha dato il via libera al Milleproproghe, contenente l’emendamento che sospende le norme restrittive per gli autisti. Emendamento che presto verrà superato, dato che il governo si è impegnato a un decreto di riordino del settore da emanare entro 30 giorni. Tra i punti chiave del provvedimento l’obbligo di licenza territoriale per Uber e i noleggiatori ma non quello di rientrare nella rimessa ogni volta che si finisce conclude un servizio; rafforzamento della lotta agli abusivi; conferma il divieto per UberPop e maggiore regolamentazione delle piattaforma online,
Per il ministro del Trasporti Graziano Delrio “una regolamentazione del settore ci vuole, a prescindere dalle proteste. Non possiamo andare avanti di proroga in proroga, di emendamento in emendamento. Noi aspettavamo la legge sulla concorrenza che delega il ministero a mettere ordine nel settore. Abbiamo deciso di procedere con un decreto che discuteremo con i sindacati dei tassisti, ma anche con sindaci e Regioni”.
Quanto alla categoria del noleggio con conducente, il ministro spiega al Corriere della Sera: “Una differenza con i taxi deve rimanere. Gli Ncc potrebbero dover rientrare non nel garage di provenienza, ma nell’ambito territoriale ottimale. L’estensione della zona andrà discussa proprio con Regioni e sindaci. Ma il nodo della territorialità deve restare. Così come vanno rafforzati i controlli: se uno ha la licenza in un paesino delle Marche e poi lavora tutto il giorno a Milano, mi chiedo se è concorrenza o concorrenza sleale”. E sull’innovazione sottolinea: “No a distruggere il lavoro delle persone senza farsi domande. Le piattaforme multinazionali non sono il bene assoluto. Vanno regolamentate, a partire dalle tasse: dovrebbero pagarle in Italia”.