Il futuro contratto di servizio Rai porebbe fare da apripista a una nuova gestione dell’etere: non saranno più le frequenze le “unità di misura”, ma la capacità trasmissiva. Una svolta che potrà progressivamente aiutare l’Italia ad allinearsi ai criteri degli altri Paesi europei. Emerge dal testo varato dal Consiglio dei ministri. All’articolo 7, come scrive Affari&Finanza, si dice che “il Ministero dello sviluppo economico assegna alla società concessionaria la capacità trasmissiva necessaria, anche al fine di consentire la diffusione dei contenuti di fornitori in ambito locale e nazionale, secondo quanto previsto dal contratto nazionale di servizio”. La novità mette la parola fine all’integrazione verticale fra contenuti e tecnologie che ha finora caratterizzato lo scenario italiano dando adito a distorsioni.
L’adozione della capacità trasmissiva come nuovo “paradigma” potrà consentire non solo di facilitare per i broadcaster la fase di transizione che si delineerà con la liberazione della banda 700 Mhz (necessaria allo sviluppo del 5G), ma anche una gestione successiva dello spazio nell’etere spingendo il mercato verso la nascita di operatori di rete che producono capacità trasmissiva che potrà essere ceduta ai fornitori di contenuti.