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Cardani: “Internet veloce nuova frontiera del servizio universale”

Il presidente Agcom racconta la sua visione della rivoluzione digitale in una lunga intervista sulla rivista Nuova Antologia. Un volo tra filosofi, semiologi, politologi per disegnare confini e potenzialità del nuovo mondo

Pubblicato il 14 Giu 2016

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Da Norberto Bobbio a Benjamin Barber, dalla ridefinizione di comunicazione fino allo scenario e ai compiti futuri per governo e regolatori. Vola altissima “La rivoluzione digitale”, lunga intervista rilasciata dal presidente di Agcom Angelo Marcello Cardani a Giorgio Giovannetti e pubblicata sul numero di aprile-giugno di Nuova Antologia, la rivista fondata da Giovanni Spadolini. Cardani disegna la sua visione dei cambiamenti in atto ancorando gli slanci in avanti a teorie ed echi dei maggiori studiosi di filosofia, semantica, sociologi degli ultimi decenni. “Il problema non è internet, ma l’uso che se ne fa – dice Cardani -; nonché l’efficacia delle garanzie a presidio, anche sulla rete, dei diritti fondamentali dei cittadini. Mi viene in mente Popper quando dice che non esistono teorie scientifiche che garantiscano verità immutabili ed assolute. Il sapere è un lento progredire attraverso errori e correzioni. Applicherei alla rete questo saggio relativismo”.

Eppure quello che intravede Cardani non è, o non è soltanto, “un mondo appiattito e più convenzionale, un flat world – per usare la metafora di Friedman – dove le relazioni sociali ed economiche appaiono semplificate”. Per formazione e mestiere, spiega il presidente Agcom, “sono più vicino a Umberto Eco”. Che scrive, nella prefazione all’edizione del 1977 di Apocalittici e integrati: “Di fronte a chi vede l’industria della comunicazione nella società tecnologica avanzata come una massiccia operazione di appiattimento unidimensionale degli utenti, e a chi vede la nascita di un nuovo villaggio globale, dove una sensibilità rinnovata si nutre ottimisticamente non dei contenuti ma della forma stessa e della allucinante molteplicità dei messaggi, ci sembra che rimanga valida (e confermata dai fatti) una delle ipotesi che attraversano tutto questo libro: un accrescimento quantitativo dell’informazione, per disordinato e oppressivo che appaia, può produrre risultati imprevisti, secondo la legge per cui nella circolazione delle idee ogni accrescimento culturale – qualsiasi sia il progetto ideologico che lo determina – produce esiti che, in dialettica con circostanze date, vanno molto al di là delle previsioni degli strateghi o degli studiosi della comunicazione”. Un mondo quindi da non sottovalutare, da non negare, ma da tenere costantemente d’occhio.

Perché i timori per un futuro cupo, dice Cardani, “sono reali, ma, come sempre, gli esiti delle cose dipendono dalla lungimiranza di chi le governa e dalla saggezza di chi ne fa uso”. Di suo, da presidente dell’authority per le comunicazioni, rilancia su Internet come strumento imprescindibile: “Sì, l’accesso ad internet ad alta velocità è naturale che diventi la nuova frontiera del servizio universale. Un accesso veloce, efficiente, neutrale ed a basso costo. Il mutamento antropologico crea un nuovo diritto universale”.

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