Da Norberto Bobbio a Benjamin Barber, dalla ridefinizione di comunicazione fino allo scenario e ai compiti futuri per governo e regolatori. Vola altissima “La rivoluzione digitale”, lunga intervista rilasciata dal presidente di Agcom Angelo Marcello Cardani a Giorgio Giovannetti e pubblicata sul numero di aprile-giugno di Nuova Antologia, la rivista fondata da Giovanni Spadolini. Cardani disegna la sua visione dei cambiamenti in atto ancorando gli slanci in avanti a teorie ed echi dei maggiori studiosi di filosofia, semantica, sociologi degli ultimi decenni. “Il problema non è internet, ma l’uso che se ne fa – dice Cardani -; nonché l’efficacia delle garanzie a presidio, anche sulla rete, dei diritti fondamentali dei cittadini. Mi viene in mente Popper quando dice che non esistono teorie scientifiche che garantiscano verità immutabili ed assolute. Il sapere è un lento progredire attraverso errori e correzioni. Applicherei alla rete questo saggio relativismo”.
Eppure quello che intravede Cardani non è, o non è soltanto, “un mondo appiattito e più convenzionale, un flat world – per usare la metafora di Friedman – dove le relazioni sociali ed economiche appaiono semplificate”. Per formazione e mestiere, spiega il presidente Agcom, “sono più vicino a Umberto Eco”. Che scrive, nella prefazione all’edizione del 1977 di Apocalittici e integrati: “Di fronte a chi vede l’industria della comunicazione nella società tecnologica avanzata come una massiccia operazione di appiattimento unidimensionale degli utenti, e a chi vede la nascita di un nuovo villaggio globale, dove una sensibilità rinnovata si nutre ottimisticamente non dei contenuti ma della forma stessa e della allucinante molteplicità dei messaggi, ci sembra che rimanga valida (e confermata dai fatti) una delle ipotesi che attraversano tutto questo libro: un accrescimento quantitativo dell’informazione, per disordinato e oppressivo che appaia, può produrre risultati imprevisti, secondo la legge per cui nella circolazione delle idee ogni accrescimento culturale – qualsiasi sia il progetto ideologico che lo determina – produce esiti che, in dialettica con circostanze date, vanno molto al di là delle previsioni degli strateghi o degli studiosi della comunicazione”. Un mondo quindi da non sottovalutare, da non negare, ma da tenere costantemente d’occhio.
Perché i timori per un futuro cupo, dice Cardani, “sono reali, ma, come sempre, gli esiti delle cose dipendono dalla lungimiranza di chi le governa e dalla saggezza di chi ne fa uso”. Di suo, da presidente dell’authority per le comunicazioni, rilancia su Internet come strumento imprescindibile: “Sì, l’accesso ad internet ad alta velocità è naturale che diventi la nuova frontiera del servizio universale. Un accesso veloce, efficiente, neutrale ed a basso costo. Il mutamento antropologico crea un nuovo diritto universale”.