In un settore ad alta tecnologia innovativa come l’Ict “la ricerca e l’innovazione sono così importanti che la regolazione rischia di diminuire lo sprone alla ricerca tecno-scientifica che, invece, viene qui usata in modo virtuoso”. Lo ha affermato il presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Angelo Marcello Cardani, parlando a margine di un convegno sull’Ict, al Cnr di Roma.
“In questo settore – ha spiegato Cardani – vale di più il motto ‘io sono più bravo di te a fare’, piuttosto che ‘controllare i mercati’, quindi il regolatore dovrebbe starne il più possibile fuori e sull’Ict, in linea di principio, noi lasciamo fare, noi come regolatori, non come Agcom, riteniamo che sia questo l’indirizzo”.
“Ci sono ritardi nell’Ict (in Italia che sono inspiegabili, a meno che non si faccia una deduzione di buon senso. Le cose capitano per accidente, ma non continuano per accidente – ha proseguito – C’è una serie di resistenze rintracciabili nella struttura burocratica italiana visto che l’Ict è nemico dell’inciucio, della burocrazia che perde tempo. Il presidente Agcom ha sottolineato come in Italia “l’incidenza della spesa della ricerca sul pil sia inferiore alla media europea, ma non è talmente inferiore da spiegare i ritardi” riscontrati.
Le affermazioni di Cardani sull’eccesso di regolazione sono in linea con il parere espresso dal Berec sulle disposizioni votate dal Parlamento europeo in aprile all’interno del pacchetto Kroes sul mercato unico delle tlc. L’organismo dei regolatori europei per le tlc, in una nota diffusa sabato 17 maggio, evidenzia la presenza “d’incongruenze nelle regole proposte” che “sollevano ancora preoccupazioni sia di natura legale che politica”. L’approccio adottato dalla Commissione europea, e rafforzato da Strasburgo, ha per il Berec il difetto di creare un “sistema regolamentare rigido” sull’Internet libero, laddove sarebbe stato preferibile affidarsi a principi più generali e flessibili, lasciando ai regolatori il compito di “adattarli alle circostanze nazionali” in un quadro di convergenza.
Le Authority europee domandano pertanto al legislatore comunitario un “impegno supplementare nell’assicurare che le regole e le definizioni sulla net neutrality contenute nel pacchetto siano più precise sotto il profilo legale, sostenibili sul lungo periodo e attuabili nella pratica”. Al momento, si legge nel documento, esse “non assolvono ancora questi criteri”. Sullo sfondo la nota del Berec esprime nondimeno soddisfazione per “l’impegno luminoso del Parlamento europeo in favore del principio della net neutrality”, incluso “il riconoscimento della separazione a livello di rete dei servizi speciali a qualità garantita dai servizi di accesso a internet”.
Il documento dei regolatori europei passa più in generale in rassegna tutte le principali novità introdotte dal pacchetto Kroes. E non nasconde perplessità anche all’indirizzo dell’altro piatto forte del testo, cioè l’abolizione delle tariffe di roaming entro il 15 dicembre 2015. In questo caso a impensierire sono le tempistiche di entrata in vigore del provvedimento, tra le righe giudicate troppo corte guardando alla mole di cambiamenti che gli stessi regolatori e operatori sono chiamati a metabolizzare per recepire le nuove norme. La sovrapposizione tra queste ultime e le disposizioni dei precedenti regolamenti sul roaming (l’ultimo dei quali ancora in fase di attuazione) potrebbe inoltre generare “problemi d’incertezza regolamentare”.
Ce n’è anche per le misure che accelerano sull’armonizzazione a livello europeo di modalità e tempistiche per l’assegnazione delle frequenze. Secondo il Berec, per come sono state pensate, le disposizioni “aggiungerebbero un nuovo strato di burocrazia che rallenterebbe il rilascio di nuove porzioni di spettro, e non porterebbe necessariamente ad un suo utilizzo più efficiente”. Nel mirino dei regolatori finisce anche la norma che allunga la soglia minima delle licenze a 25 anni.