Garantire parità di concorrenza tra telco e Ott all’interno del mercato unico digitale europeo. L’appello è stato lanciato dal presidente Agcom, Angelo Marcello Cardani, in occasione della presentazione della Relazione Annuale al Parlamento. “Nel processo di cambiamento che stanno affrontando le telco – ha evidenziato Cardani – la revisione delle norme sulle Tlc richiederà una rivalutazione dei livelli concorrenziali per garantire parità di condizioni per tutti i giocatori che forniscono servizi concorrenti. Nei mercati dei servizi e delle reti di comunicazioni elettroniche le telco subiscono la concorrenza di servizi sempre più utilizzati dai consumatori come sostituti dei servizi tradizionali di comunicazione, ma che non sono soggetti al medesimo regime normativo”. A fronte delle opportunità offerte al sistema delle comunicazioni elettroniche dai nuovi bisogni e dalle nuove modalità di consumo, la digitalizzazione ha effetti sulla domanda di servizi tradizionali di comunicazione e informazione, primi tra tutti i prodotti editoriali e i servizi postali. “A questi settori è richiesto un cambiamento capace di rispondere ai nuovi modelli di domanda nell’ambito delle specificità territoriali”, ha detto Cardani.
Nell’ultimo quinquennio si è assistito in Italia ad una progressiva riduzione dei ricavi nel settore dell’informazione: i media “classici” (quotidiani, tv, radio) hanno complessivamente perso quasi 2 miliardi di euro, con una riduzione pari al 16% nel periodo 2010-2014, con punte superiori al 30% nel caso dei quotidiani. Mentre la televisione, anche grazie alla sua funzione di intrattenimento, mantiene una posizione importante, i quotidiani soffrono di un declino strutturale. In questo settore è necessario un radicale ripensamento del disegno istituzionale e regolamentare. In primo luogo occorre adottare un quadro di regole coordinate per i vari media, flessibile, al passo con l’evoluzione del sistema e in grado di continuare a garantire il pluralismo informativo.
“Il quadro dovrebbe tener conto in particolare delle specificità del web e del primario ruolo di mezzo di informazione che esso va assumendo in virtù dei molti operatori che agiscono come piattaforme di aggregazione, ricerca e condivisione sociale – ha sottolineato il presidente – In questo scenario, occorre rivedere anche il ruolo dell’intervento pubblico a sostegno del sistema nazionale e locale dell’informazione”.
Sul fronte Tlc, Cardani ha lanciato l’allarme banda larga. L’Italia conferma nel 2015 una “posizione di arretratezza” nell’indicatore di realizzazione della banda larga fissa sul territorio. Ma se per la banda larga il divario è accettabile, gli indicatori sulla banda ultralarga sono preoccupanti. “L’Italia – ha spiegato Cardani parlando della banda ultralarga con connessioni superiori ai 30 Megabit – registra un livello di copertura del 36% contro il 68% dell’Ue a 28 e di conseguenza un digital divide doppio rispetto a quello europeo e con situazioni regionali che arrivano al 100%”. Ancora più critica la situazione se si considera il livello di penetrazione. “Solo il 4% delle famiglie – ha detto – utilizza connessioni superiori a 30 Mbps (contro il 26% dell’Ue-28) e praticamente nulle sono le connessioni superiori a 100 Mbps (9% nell`Ue-20). Secondo Cardani “un ruolo decisamente importante nella direzione di colmare tale divario potrà essere svolto attraverso gli strumenti messi in campo dal Governo in attuazione della Strategia per la banda ultralarga, che prevede la destinazione di una quota significativa di incentivi e contributi finanziari alle aree bianche (percentuale di digital divide pari al 100%) del Paese”.
Al contrario delle Tlc fisse, l’Italia mostra un buon risultato nel mercato delle reti e servizi radiomobili. Il livello di copertura delle reti di terza generazione raggiunge il 98% (contro il 97% della media Ue), in linea anche l’infrastrutturazione delle reti di ultima generazione (Lte) con il 77% della popolazione raggiunta (79% nell’Unione). Anche i livelli di penetrazione si mostrano in linea con quelli europei con il 71% della popolazione che ha sottoscritto contratti di acquisto di servizi mobili.
Gli operatori di tlc che investono nella fibra ovvero Telecom e gli altri due operatori impegnati nel settore, Fastweb e Vodafone, “si muovono verso soluzioni di posa della fibra fino all’armadio di strada” (Fttc ovvero Fiber to the cabinet), ha ricordato Cardani, “limitando per ora gli investimenti in cablaggio fino a casa dell’utente” (Ftth o Fiber to the home). Su questa scelta “pesa innanzitutto, come spesso detto, la mancanza di pressione concorrenziale da parte di soggetti alternativi” (come tv via cavo o soluzioni wireless). Cardani ha sottolineato comunque che la soluzione Fttc (35%) è in linea con la media europea, sebbene in Europa rappresenti solo la metà delle soluzioni complessive.
Allargando lo sguardo, nel mercato europeo della telefonia si assiste ad un processo di integrazione rivolto ad aumentare le dimensioni delle imprese, è stato poi evidenziato. E anche in Italia si vede qualche accenno di possibili integrazioni fra gruppi del settore. Per Cardani “anche in Italia si intravedono negoziati tra le principali imprese del settore delle comunicazioni, finalizzati al consolidamento”. In questo quadro di cambiamento radicale del settore che va sempre più verso l’integrazione, l’Autorità dovrà anche mettere mano alla normativa per garantire la “neutralità della rete eliminando o correggendo comportamenti restrittivi nella gestione del traffico”.