Per la prima volta, con il piano Industria 4.0, il Paese ha un progetto di politica industriale centrato sull’innovazione. Ora dobbiamo concentrarci sullo scaricare a terra le iniziative messe in campo per aiutare il mondo delle imprese a capirne la valenza strategica e investire.
Come Confindustria abbiamo iniziato a girare l’Italia. Saremo in 25 città con un roadshow centrato su Impresa 4.0. Allo stesso tempo stiamo costruendo la rete dei Digital Innovation Hub, punti di incontro fra domanda e l’ecosistema di offerta sul territorio. L’execution, in tempi brevi insomma, sta diventando un concreto impegno collettivo. Indispensabile per ottenere benefici. Industria 4.0 vuol dire accorciamento dei tempi. Nei cicli, nella logistica. Nel time to market. Velocità è oggi sinonimo di competitività. Nell’impresa, nel sistema.
Industria 4.0 sarebbe sforzo vano se non trovasse nella pubblica amministrazione un’analoga metamorfosi. Una Pa 4.0. La burocrazia attanaglia tutt’ora l’economia. In questi anni la Pa si è modificata poco rispetto ai parametri di qualità, efficienza, velocità necessari per accompagnare i processi innovativi. La riforma governativa tocca questi temi, ma la sua attuazione è frenata dalle solite resistenze. L’impalcatura di procedure, regole, divieti, controlli, utilizzati da organismi pubblici che spesso debordano dalla loro sfera di competenza, rallenta, quando non paralizza, i processi decisionali.
Ottenere una firma in tempi compatibili con la velocità dell’economia è un tema che riguarda chiunque voglia fare impresa oggi. L’interlocuzione con il mondo pubblico da fattore di rallentamento, deve trasformarsi in un momento di accrescimento del valore dell’azione privata. Ecco il prossimo passaggio strategico sulla via dell’innovazione.