“E’ fondamentale superare al più presto la situazione di profonda incertezza normativa in cui sono state lasciate, dopo la recente sentenza della Corte di Giustizia Europea sul trasferimento transatlantico dei dati personali, le aziende che utilizzano flussi internazionali di dati nella propria ordinaria operatività. Per questo occorre definire con urgenza un rinnovato quadro normativo in grado di coniugare un adeguato grado di certezza e di armonizzazione a livello comunitario delle regole per la protezione dei dati personali nei trasferimenti internazionali, con la possibilità per l’economia europea di catturare le potenzialità di sviluppo aperte dal digitale, nonché per i cittadini europei di fruire dei servizi che prediligono”.
Nel giorno in cui i Garanti europei della tutela dei dati personali si incontrano a Bruxelles, anche con la Commissione, per valutare le conseguenze della recente sentenza della Corte di Giustizia Europea del 6 ottobre 2015 (causa C-362/14 Maximillian Schrems contro Data Protection Commissioner), che ha invalidato la Decisione 2000/520/EC Safe Harbour della Commissione Europea, Confindustria Digitale, per bocca del suo presidente Elio Catania, si unisce al forte appello lanciato dalle molte organizzazioni internazionali e nazionali operanti in altri Stati membri, affinché vengano ripristinate, nel più breve tempo possibile, condizioni normative certe ed efficaci per consentire il trasferimento internazionale dei dati, anche chiudendo rapidamente il negoziato per il nuovo Safe Harbour.
“Pur prendendo atto della sentenza- continua Catania – non possiamo, infatti, non rilevare come l’annullamento del Safe Harbour crei un danno importante per le migliaia di società, grandi e piccole, che facevano affidamento su tale cornice giuridica per i trasferimenti a fini commerciali di dati personali. E’ opportuno che si ponga attenzione Il rischio è compromettere sia i flussi del commercio transatlantico che lo sviluppo della stessa economia europea, sempre più basata sui processi e servizi digitali alle imprese e cittadini. Per questo motivo ci uniamo alle altre organizzazioni nazionali e internazionali per chiedere alla Commissione Europea e alle Autorità nazionali per la protezione dei dati personali di assumere come urgente priorità la definizione di un quadro di regole che eviti la frammentazione del mercato digitale europeo, che la stessa Commissione vuole sempre più unico, e che consenta alle imprese di agire efficacemente in uno scenario globale”.