“Sono in Tim per realizzare un grande progetto e rimarrò qualunque sia il presidente che gli azionisti vorranno indicare”. Così l’amministratore delegato di Tim Flavio Cattaneo, a margine di un convegno a Roma, ha risposto a chi gli domandava di eventuali dissidi in merito al rinnovo del consiglio di amministrazione del gruppo telefonico. “Non c’è nessuna divergenza con gli azionisti e con Vivendi, con i quali condivido le strategie per il futuro; sono molto soddisfatto dei risultati che abbiamo ottenuto sinora e di quanto stiamo realizzando”, ha aggiunto Cattaneo.
Di ieri le indiscrezioni secondo cui Cattaneo avrebbe potuto lasciare il gruppo nel caso in cui Arnaud De Puyfontaine fosse indicato alla presidenza del gruppo telefonico. Gli analisti sono stati unanimi nel segnalare la loro preoccupazione nel caso di una svolta alla guida della società dopo i risultati raggiunti negli ultimi mesi.
In vista dell’assemblea dei soci di Telecom il 4 maggio Vivendi, socio di maggioranza della compagnia, dovrà decidere come riempire la casella del presidente. In questa prospettiva salgono le quotazioni del ceo della media company francese, Arnaud de Puyfontaine. De Puyfontaine è attualmente vicepresidente di Telecom Italia e, secondo una delle fonti, rappresenterebbe una scelta ragionevole per Vivendi, azionista di riferimento a un soffio dalla quota opa del 24%.
Per la presentazione delle liste per il rinnovo del cda c’è tempo fino al 9 aprile. Lo statuto Telecom Italia prevede che il presidente venga scelto dal consiglio al suo interno, o venga votato dai soci. Quando è stato nominato l’attuale cda, il presidente è stato votato in assemblea. Recchi ha ricevuto i voti di Telco, allora socio di riferimento, e di buona parte dei fondi.
La scelta di un esponente di punta di Vivendi per la presidenza Telecom potrebbe riacuire la discussione sul tema del controllo di Telecom Italia, sotto la lente dell’Agcom dopo la galoppata di Vivendi fino a quasi il 30% di Mediaset.
Ma l’eventuale arrivo di Arnaud De Puyfontaine alla presidenza di Telecom Italia “non passerebbe inosservato agli occhi della Consob“, secondo il presidente della Consob Giuseppe Vegas. “Non si tratta di un valore meramente estetico. Poi dipende dalle deleghe e da come uno le esercita”.
Nei giorni scorsi il collegio sindacale di Telecom ha portato alla ribalta il tema sostenendo che il consiglio di amministrazione, salvo eccezioni di scarsa rilevanza, si è sempre espresso secondo le indicazioni dei consiglieri rappresentanti del socio di riferimento. Elemento che considera sufficiente “per poter accertare la sussistenza, ai fini della disciplina delle operazioni con parti correlate, di una posizione di controllo” di Vivendi su Tim. Il cda ha invece affermato che i consiglieri si sono sempre espressi liberamente.
Secondo una fonte vicina alla questione, vista la portata dell’investimento dei francesi, avere un rappresentante Vivendi alla presidenza avrebbe senso. Una ipotesi che potrebbe rendere meno spinosa una presidenza francese è di rendere la carica di presidente non esecutiva.